Le lanterne di Hoi An – rubrica “Liberi Tutti” di Sferico


Pittura Filosofica di Sferico “Salvezza” 111x111cm. olio e ambra su tela

Per la rubrica “Liberi Tutti” (Scienza Mistica) di Sferico– – Le fiammelle incerte delle candele si muovevano sul fiume Thu Bon, come personaggi di fantasmi in cerca di una sorte migliore. Centinaia di lanterne di carta di riso oleata a forma di fiori di loto era un esercito silenzioso. Nel momento che le posavi sul filo dell’acqua, esprimevi un desiderio che avrebbe dovuto avverarsi e intanto osservavi il suo tragitto. Trascinate via dall’andamento del deflusso lento che non cessava il suo decorso; erano promesse vaganti che prima o poi sarebbero riapparse.
Invece, il loro crudele destino si consumava in un naufragio, dopo pochi chilometri di distanza, cimitero sommerso. Ma questo non lo volevi acquisire e facevi in modo di immaginare un viaggio senza fine.

Intanto la flotta di navicelle spettacolari era l’unica sorgente luminosa per l’antica città giapponese di Hoi An, in questa notte magica di plenilunio, avvolta dal fascino del fumo penetrante degli incensi che ricamavano i muri di ombre cinesi, proiettate dal miele delle candele. L’annuncio della tua partenza doveva averne lasciata una che continuava a fare avanti e indietro da settimane.
Probabilmente incagliata sotto a un’imbarcazione sferica, aveva seguito gli itinerari di pesca al largo, senza mai spegnersi. Durante il giorno risaliva per poi riapparire la sera successiva, nell’incertezza di una definizione di destino, sofferto fino alla fine.

Sferico
Sferico – “il Tempo della Vita” Opera originale scolpita in basalto vulcanico 100x80x38cm

Difficile capire la costellazione dei punti luminosi, in una notte ancora assente di luna e un paesaggio interamente scomparso e senza elementi di riferimento, oltre i margini del fiume.
L’improvviso cambiamento della data d’arrivo asiatica era coinciso, per azzardo, alla festa rituale dell’equinozio. Non ero più riuscito a salutarti un’ultima volta, le ferite di guerra ti avevano inferto colpi mai più ricuciti, se non ora che eri tornato nel “paese libero” che avevi cercato disperatamente qui, in una meta ideale, rimasta isolata dal mondo e mai raggiunta. Intanto la gente affollava le vie, in un esubero di turisti sugli indigeni.

Ero giunto come lavoratore kamikaze e dovevo continuare la missione di contrasto sul campo, ad ogni costo, perpetrando anche quello che non eri più riuscito a portare avanti tu.
Il giorno successivo, la realtà di sogno si infranse nel piombo di un’incursione della polizia, senza preavviso. Aveva messo fuori legge la spianata maggiore, ai piedi delle montagne sacre, dall’oggi al domani, dove stavamo scolpendo la più parte di sculture grandi in marmo e ora giacevano abbandonate, sotto sigillo di Stato.
Avremmo dovuto organizzare una spedizione segreta con un camion-gru e due mezzi di stockaggio* durante il sonno, per portare in salvo le fatiche di anni di lavoro. (In memoria di E.K. Vietnam)

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