Recovery fund, il veto di Ungheria e Polonia cade. A qualche prezzo

in collaborazione con Eunews – – notizie.tiscali.it
Bruxelles – Accordo fatto, un “chiarimento” qua, uno la, e il veto di Ungheria e Polonia che bloccava il bilancio pluriennale dell’Unione è stato superato. Al netto del parere che dovrà dare il Parlamento europeo, molto severo sulla questione del rispetto dello stato di diritto, come ha ricordato anche oggi il presidente David Sassoli. I 1.800 miliardi (tra Quadro finanziario pluriennale e piano Next Generation EU) che nei prossimi sette anni dovranno rilanciare l’economia europea, annichilita dalla pandemia, sono ora davvero sul tavolo, quando i Parlamenti nazionali avranno approvato il Recovery fund, cosa che richiederà ancora qualche tempo.

I capi di Stato e di governo riuniti nel Consiglio europeo hanno dato, tutti e 27 il via libera alle “precisazioni” negoziate da Angela Merkel con premier di Varsavia e Budapest, Mateusz Morawiecki e Viktor Orban che hanno un punto centrale: il meccanismo che vincola il trasferimento dei fondi europei al rispetto delle regole dello stato di diritto è congelato fino ad una approvazione giuridica della Corte di Giustizia dell’UE. Cosa che richiederà alcuni mesi.

“Questo significa – ha commentato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte su Twitter – poter sbloccare le ingenti risorse destinate all’Italia: 209 miliardi. Approvato anche il Bilancio pluriennale. Ora avanti tutta con la fase attuativa: dobbiamo solo correre!”.

Per arrivare a questo risultato è stato necessario un parere dell’Ufficio legale del Consiglio europeo, come richiesto ieri dai governi “frugali”, Paesi Bassi in testa, secondo i quali l’accordo negoziato da Merkel fa troppe concessioni alle richieste di Ungheria e Polonia. Ma alla fine il Consiglio ha approvato il testo messo a punto già ieri dal Consiglio.

Secondo l’intesa non si toccherà il regolamento sullo Stato di diritto negoziato dal Consiglio e dal Parlamento, ma le “precisazioni” in essa contenute consentiranno a Morawiecki e Orban di presentarsi come vincitori a casa loro. I leader hanno convenuto di scrivere che “le misure prese in base al meccanismo dovranno essere proporzionate all’impatto delle violazioni dello stato di diritto sulla sana gestione finanziaria del bilancio dell’Unione” e che “il nesso tra queste violazioni e le conseguenze negative sugli interessi finanziari dell’Unione dovranno essere sufficientemente dirette e debitamente stabilite”. Nel documento del Consiglio è scritto che “l’applicazione del meccanismo di condizionalità ai sensi del regolamento sarà oggettiva, equa, imparziale e basata sui fatti, garantendo il giusto processo, la non discriminazione e la parità di trattamento degli Stati membri”.

Un punto debole forse è che “la semplice constatazione di una violazione dello Stato di diritto non è sufficiente per attivare il meccanismo”. Questo vuol dire che la violazione non deve essere stata finanziata con soldi dell’Unione.

Viene anche chiarito che “il regolamento è stato negoziato come parte integrante del nuovo ciclo di bilancio e, pertanto, si applicherà a partire dal primo gennaio 2021 e le misure si applicheranno solo in relazione agli impegni di bilancio a partire dal nuovo quadro finanziario pluriennale, compresa la nuova generazione dell’UE”. Nulla dunque potrà essere fatto sulle eventuali violazioni compiute nel passato.

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