Medici senza Frontiere accusata di razzismo, colonialismo e programmi “disumanizzanti”

Di Gerry Freda – L’ong Medici senza Frontiere (Msf), una delle più grandi organizzazioni umanitarie al mondo impegnata in programmi di assistenza nei Paesi poveri e nelle zone di guerra, è ultimamente finita al centro di una bufera, venendo accusata di “razzismo istituzionalizzato”. A denunciare la mentalità discriminatoria da cui sarebbe pervasa l’associazione no-profit, vincitrice del Nobel per la Pace nel 1999 ma già al centro di altri scandali, è stato un documento apparso a fine giugno e sottoscritto da mille rappresentanti della medesima persona giuridica. La lettera-denuncia ai danni di Msf è stata appunto firmata da ex e attuali componenti del personale dell’ong.

Il testo citato sarebbe stato messo a punto quale reazione alla presa di posizione di Msf Italia riguardo al recente movimento internazionale di protesta promosso dalla sigla Black Lives Matter.

I vertici italiani dell’ong avevano infatti reagito alle mobilitazioni in questione emettendo un comunicato in cui invitavano a “non usare il termine razzismo” e a “iniziare a dire che tutte le vite contano”, quasi a lanciare un contro-slogan a fronte di quello caro agli attivisti internazionali per i diritti delle minoranze. I rappresentanti di Msf Italia si sarebbero però in seguito scusati per il tono ambiguo della nota incriminata, manifestando il loro rammarico per avere indignato gli esponenti e simpatizzanti della medesima ong sparsi per il globo.

Nonostante le tempestive scuse dei membri italiani, le polemiche all’interno dell’organizzazione umanitaria non si sono placate, con quei mille firmatari che hanno alla fine deciso di portare alla luce gli scheletri nell’armadio di Msf in tema di razzismo.

La lettera citata, sottoscritta, tra gli altri, da Javid Abdelmoneim, presidente di Msf Uk, e da Florian Westphal, responsabile per la Germania della stessa ong, accusa innanzitutto quest’ultima di subire l’influenza predominante di una “élite bianca e privilegiata” e di rafforzare, dietro l’apparenza dell’impegno umanitario, una mentalità colonialista e la supremazia dei bianchi.

Msf porterebbe quindi avanti attività ben poco solidali: preferenze nelle assunzioni accordate sempre ai bianchi, discriminazioni razziali nei luoghi di lavoro e “paternalismo“.

In particolare, l’ambiente di lavoro all’interno dell’organizzazione e i programmi di assistenza gestiti da Msf sarebbero “disumanizzanti”. Nel dettaglio, nell’ong sarebbe radicata una “soffocante” mentalità del “civilizzatore bianco” e le procedure di assunzione di nuovo personale verrebbero amministrate con metodi altamente ingiusti e “sconvolgenti”.

La lettera-denuncia invoca di conseguenza l’apertura di un’indagine indipendente sul razzismo all’interno di Msf, dalla quale possa finalmente scaturire una “profonda riforma che smantelli decenni di potere e paternalismo“.

Christos Christou, capo della rete internazionale di Msf, ha infine reagito alla pubblicazione del documento esplosivo salutandolo come un importante stimolo all’attuazione di importanti cambiamenti nell’ong, già programmati dalla sua presidenza. Tra le riforme in programma vi è quella di trasferire sempre più poteri decisionali dalle sedi europee dell’organizzazione a quelle istituite nel resto del mondo, soprattutto nei luoghi in cui sono più marcati i problemi che Msf deve affrontare per missione statutaria.

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