Duro colpo al clan Casamonica: 20 arresti, sequestrati beni per 20 milioni di euro

Duro colpo al clan Casamonica. Venti arresti sono stati eseguiti oggi dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Procura di Roma – 15 in carcere e 5 ai domiciliari – ed è stato disposto il sequestro di beni, società e conti correnti per 20 milioni di euro, in particolare contro il gruppo della Romanina, che dopo le operazioni che hanno già colpito la famiglia era diventato il ‘quartier generale’ riconosciuto dall’organizzazione.

Un’organizzazione con una “struttura orizzontale la cui forza è dettata dall’appartenenza alla famiglia Casamonica” scrive il gip Zsuzsa Mendola nell’ordinanza cautelare di 467 pagine emessa su richiesta della locale Dda. I reati contestati sono associazione di stampo mafioso, estorsione, usura e intestazione fittizia di beni. Nell’operazione sono stati impiegati più di 150 uomini della polizia del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato Romanina (VIDEO).

INDAGINI GRAZIE A COLLABORATORI E INTERCETTAZIONI – Intercettazioni, audio e video, oltre al ruolo fondamentale delle dichiarazioni di 4 collaboratori di giustizia. E’ così che si è arrivati all’operazione di oggi. Importanti in particolare le dichiarazioni di un membro “intraneo” alla famiglia che ha potuto tracciare l’organigramma dell’organizzazione, riferire in merito alle attività delittuose perpetrate e, soprattutto, spiegare le dinamiche interne al gruppo, impossibili da ricostruire in altro modo considerato l’utilizzo della lingua sinti. Grazie a queste dichiarazioni è stato possibile non solo riscontrare i singoli episodi delittuosi ma soprattutto dimostrare “l’esistenza di un sodalizio criminoso – spiegano investigatori e inquirenti – caratterizzato, nel suo operare, da modalità evidentemente mafiose”.

“L’operazione è importante non soltanto per l’aspetto repressivo in quanto tale perché colpiamo il gruppo mafioso dei Casamonica, noti a Roma da tempo e che avevano colonizzato la parte Sud-Est della Capitale e in parte anche i Castelli” ha commentato all’Adnkronos Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della Polizia.

“A parte l’aspetto repressivo puro, che ha portato alla contestazione del 416 bis per questi soggetti considerati come appartenenti a un clan di mafia locale, c’è un aspetto importante che è quello patrimoniale perché abbiamo per la prima volta utilizzato un modello operativo che prevede anche l’intervento della Divisione anticrimine accanto alla Squadra mobile e quindi del Servizio Centrale anticrimine accanto allo Sco”, ha chiarito il direttore centrale anticrimine della Polizia.

“Abbiamo eseguito un sequestro per un ammontare di 20 milioni di euro grazie a una misura di prevenzione irrogata dal giudice competente su proposta congiunta del questore e del procuratore di Roma – ha spiegato Messina – C’è un modello operativo nuovo in questa operazione, è la prima volta che si agisce con una proposta congiunta e un sequestro congiunto a Roma”.

La proposta di misura di prevenzione patrimoniale riguarda beni immobili, beni societari e oltre 140 conti correnti e ci ha consentito di portare via a questi soggetti ben 20 milioni di euro. Non è una cosa da poco perché se noi attingiamo alla provvista in nero e colpiamo il patrimonio, rendiamo difficile la prosecuzione della vita del clan – ha sottolineato Messina – Loro hanno bisogno di soldi per mantenere i carcerati, per mantenere le famiglie, per pagare i difensori. Se colpiamo questo noi contribuiamo ad avere dei risultati che sono utili a eradicare il fenomeno, piuttosto che soltanto a neutralizzarlo”.

“Il sequestro di oggi – ha poi aggiunto Messina – che non è più soltanto un sequestro penale ma è una misura di prevenzione patrimoniale ci consente di attingere a un patrimonio più ampio di quello che avremmo potuto colpire semplicemente con il sequestro penale. Allo stato dei fatti il sequestro penale sarebbe stato di 10 milioni invece, con questa misura di prevenzione, che si basa sul codice antimafia, siamo riusciti a sequestrare il doppio, 20 milioni complessivamente. La valutazione che si fa non è connessa solamente ai reati consumati ma anche alla pericolosità sociale e all’attualità della pericolosità sociale del gruppo. Questo è il dato innovativo sotto il profilo strategico ed è una cosa che possiamo fare noi della Polizia di Stato perché il potere di proposta ce l’ha il questore”.

Il procuratore di Roma, Michele Prestipino, nel corso dell’incontro stampa sull’operazione ha spiegato che “l’indagine iniziata da diverso tempo non si ferma come dimostra anche l’operazione di questa mattina. E’ un risultato straordinario che attraverso gli arresti e i sequestri dei beni accumulati illecitamente dimostra l’azione costante della Procura e della Polizia nel contrasto ai clan”. Il procuratore ha poi sottolineato come “privare della ricchezza significa depauperare le organizzazioni della loro forza criminale. Quello di oggi è un provvedimento che porta la firma congiunta del procuratore e del questore”.  ADNKRONOS

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