Emilia Romagna 2020: verso la vittoria della Lega e di Fratelli d’Italia

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Di Gianmarco Landi

Le Elezioni Regionali dell’Emilia Romagna,  sul cui esito anche tutta l’alta politica d’Europa e dell’America Statunitense butteranno un occhio la notte del 26 gennaio, non sono  elezioni regionali di limitata valenza politica italiana,  ma sono un vero e proprio scontro tra due idee di civiltà, cioè tra due visioni contrapposte del Mondo, che molto poco hanno a che spartire con le vecchie fazioni di Sinistra e Destra.

Non possiamo pubblicare i 2 sondaggi di ieri in mano agli addetti ai lavori, perché è vietato per Legge, ma posso affermare che gli ultimi due sondaggi fatti da due istituti diversi, confermano che non vincerà il candidato favorito dall’Establishment,  con uno scarto dai 4-6 punti secondo un istituto, e 5-7 secondo l’altro. Secondo me il risultato finale sarà molto più sconvolgente di quanto le ultime rilevazioni già ci indicando.

In Emilia Romagna, una regione culturalmente molto pregnante nella storia dell’Occidente dove, solo ad esempio, è nata la prima Università al Mondo (a Bologna), si celebrerà tra la notte del 26 e del 27 gennaio un nuovo paragrafo della storia occidentale.  Alla base  dell’assalto portato dalla Lega e da Fratelli d’Italia alla roccaforte regionale della intellighenzia radical chic di sinistra,  vi è un vero e proprio attentato alla maestà politica consolidata, finalizzato in ultima istanza a scassinare l’alleanza tra Alta finanza salottiera mitteleuropea e quella Sinistra Gramsciana rieditatasi nelle varie declinazioni post crollo del muro di Berlino, attraverso le varie evoluzioni sessantottine della Scuola di Francoforte. Questa alleanza tra cashmere e falce e martello dalla erre moscia e il mignolino alzato, ha partorito il culto del politicamente corretto che dall’Italia, a raggiera, si è diffuso negli ultimi 25 anni in tutta Europa. Non tutti sanno che questa idea di un asse tra finanza e sinistroidi è nato proprio in Italia negli anni 90, per poi foderare le Istituzioni della Unione Europea ai cui apici è stato consentito il perseguimento della distruzione scientifica degli Stati Nazionali, a cominciare dall’anima più profonda dell’Occidente, che ovviamente si ricava nella dialettica storica dei rapporti tra i popoli europei e il popolo italiano.  Per generare ciò le elite videro necessario l’annientamento, attraverso un golpe giudiziario e mediatico eterodiretto da Washington con una sordida macchinazione di servizi segreti ispirati clintonianamente,  del  CAF (Craxi-Andreotti-Forlani), il vertice politico della Repubblica italiana illo tempore ubicato in Italia e sottoposto al controllo democratico del Popolo italiano, quasi come l’Italia fosse libera tipo il Regno Unito o Gli Stati Uniti.  Non ho dubbi però che una ‘bomba atomica’ politico culturale come la vittoria del Centrodestra in Emilia Romagna, farebbe esplodere l’alleanza tra sinistroidi e finanza mondialista, e sarebbe una coltellata molto profonda inferta dal Popolo al cuore di tutto ciò la Sinistra abbia mai significato, non solo in Italia.

L’assalto di Salvini e Meloni il 26 gennaio potrebbe concludersi con la presa dei ‘castelli’ di governo in viale Aldo Moro in Bologna, ma un risultato molto più significativo si cela in realtà, perché dietro a questi due esponenti poco più che quarantenni, vi è la forza di un ritrovato orgoglio nazionale, popolare e occidentale, in grado di irrompere comeun fantasma in grado di aggirarsi in tutta Europa’, così come scrisse, sebbene con altra accezione, Karl Marx nella premessa del Manifesto del febbraio 1848, l’anno che come sappiamo successe in tutta Europa il Quarantotto (da qui il modo di dire per indicare una rivendicazione caotica ma molto incisiva contro le elite dei notabili per nascita,  e che  iniziò a gennaio di 172 anni fa proprio in Italia). Nel 2020 in Emilia Romagna non ci sono in ballo solo la maggioranza dell’Assemblea Legislativa di viale Aldo Moro a Bologna, o il riverbero di quella a Montecitorio posticciamente posta a piattaforma del Governo Conte II°, né sono preminenti  certi grossi interessi multimiliardari che investono il futuro sereno delle Coop Rosse, di Unipol e di converso della più grande Banca territoriale e nazionale, oggi dall’Unipol controllata (il gruppo Banca Popolare Emilia Romagna- 4/5° della Nazione), tutte entità ovviamente molto turbate dalla perdita del loro indiretto controllo della Giunta regionale nel fecondo humus dell’Emilia Romagna. Vi è, infatti,  molto di più in gioco rispetto a pur tutto questo popò di roba, che il Movimento delle Sardine guidate indirettamente dalle elite europee, cercano di difendere in qualche modo.

Il 26 di gennaio si sentenzierà la fine di un’idea di civiltà politica ed economica che si ribalterà con effetto domino in molte logiche istauratesi negli ultimi anni in tutta Europa. Comunque la si guardi c’è da rallegrarsene perché questa evoluzione pare possa succedere senza spargimenti di sangue, ma ovviamente grazie anche ai sani impulsi nel Mondo ascrivibili negli ultimi anni soprattutto alle due grandi Democrazie della Tradizione Angloamericana, prima con la Brexit e la sua riconferma, e poi con l’elezione di Trump, anche lui ben avviato ad ulteriore e più forte riconferma.

Giova qui ricordare che 75 anni fa fu la Tradizione Democratica Angloamericana, insieme all’Orso russo,  che ci liberarono dal pasticcio del dominio tedesco continentale nonché da idee grette, quali anche l’Unione Europea sotto lo scettro della Germania,  regalandoci così la possibilità di una Costituzione democratica e 75 anni di pace, indipendenza e almeno 65 di largo benessere.

Così come 75 anni fa la regione più nera d’Italia, l’Emilia Romagna,  da cui scaturì il Movimento del Socialismo oltre che il Grande Dittatore forlivese, cambiò colore in maniera più decisa di altre forse perché attraversata dagli orrori della linea gotica, allo stesso modo oggi questa Regione si accinge a svoltare archiviando 25 anni di Ulivo e di PD,  dopo aver patito più di altre regioni italiane i disastri dell’Europeismo acritico e svuotato sordamente di Democrazia e del diritto alla sicurezza e al benessere sociale diffuso.

L’aspetto su cui invito tutti a riflettere è lo stato marcescente del cosiddetto Modello Emilia Romagna, che in realtà non esiste più da una decina d’anni, in cui il PD ha cambiato totalmente pelle campando dell’abbrivio ereditato da un passato  fatto da alcune ombre ma anche da tante virtù, oggi del tutto smarritesi come rivela lo sguardo svampito della giovane Sardina Sartoni, e gli scatti di ira del nevrastenico Bonaccini.

Le classifiche sulla qualità della vita delle città italiane edite dal Sole 24 ore lo scorso dicembre dicono, infatti,  che l’Emilia Romagna ha conosciuto un forte peggioramento dei livelli di vita, registrando una retrocessione di circa 11 posizioni in media per ognuna delle  9 città della Regione.

https://lab24.ilsole24ore.com/qualita-della-vita-2019

Bologna e Modena sono le città in cui il regresso è stato più marcato, e solo in quota parte il fenomeno è attribuibile ai problemi di sicurezza e degrado sociale sortiti  dalle politiche dell’accoglienza indiscriminata, situazione scottante cavalcata dalla propaganda del Centrodestra con fondati motivi, che però investe tutte le città italiane, e su cui il PD si ostina a volerci convincere di non aver avuto enormi responsabilità di cedimento logico prima ancora che smarrimento ideologico.

Le involuzioni più gravi però sono addensate soprattutto nei dati economici regionali, e hanno un chiaro nesso con il rapporto di caporalato adottato dalla classe politica italiana e regionale a beneficio dell’autoritaria burocrazia UE franco tedesca, verso cui l’intellighenzia chic ha predicato la necessità di subalternità morale ed etica verso potentati a nord delle Alpi. L’ex viceministro del Governo Gentiloni per i rapporti con l’UE, il politico emiliano romagnolo on. Sandro Gozi del PD, eletto deputato europeo nel 2019 nelle  liste di  En Marche di Macron e finanche consulente del Governo di Francia, ancorché esponente politico italiano (traditore di fatto e di diritto?!), oppure il telefonino di Gentiloni messo in viva voce nella sede del PD per far impartire disposizioni da Angela Merkel in persona, circa la necessità di far nascere il Governo Conte II°, esemplificano in maniera paradigmatica tutte le macchie di ‘sangue’ che sporcano la fedina politica di una classe dirigenziale che ha pugnalato alla schiena sia la Democrazia italiana, sia  la sua Base Elettorale.  Il modello emiliano romagnolo è stato mortificato corrompendo tanto la morale di Don Camillo quanto l’etica dell’onorevole Peppone, che oggi sono sostituiti da ecclesiastici smaniosi di promuovere la morale islamica dei tortellini alla carne di pollo, o politicanti impegnati ad accumulare banconote a casa, speculando sugli affidamenti e sui ratti dei bambini,  oppure sulle truffe dei falsi domicili degli immigrati clandestini.

Non sarà quindi un caso fortuito, bensì la naturale evoluzione di certi fenomeni se, non esistendo più il modello di concretezze e fattezze umanistiche dell’Emilia Romagna, la Roccaforte rossa per antonomasia  il 26 di gennaio dovesse essere espugnata con un esito delle urne molto più chiaro ed inequivocabile di una semplice vittoria, così come io ritengo che avverrà.

L’economia e i dati oggettivi ci spiegano tutto ciò, perché a differenza della Lombardia e del Veneto, che continuano ad  occupare rispettivamente le posizioni 1° e 2° nella classifica delle 20 regioni italiane in riferimento ai tendenziali di crescita economica del PIL,  la regione simbolo di Don Camillo e Peppone  è oggi sprofondata in 10° posizione su 20, in ragione di un tendenziale di PIL regionale cresciuto di oltre 1% annuo in meno rispetto a quello delle altre due Regioni più ricche della Repubblica! Sia chiaro:

l’Emilia Romagna continua ad essere un luogo ancora molto prospero, dotato di talenti, vocazioni straordinarie e possibilità di benessere, ma se per assurdo proiettassimo i dati di crescita economica degli ultimi 5 anni per i prossimi 30, otterremmo situazioni prospettiche in grado di ridurre questa Regione, un tempo la seconda più ricca della Nazione, all’ultimo posto per PIL regionale tra tutte quelle del Centro-Nord! Ovviamente non accadrà mai perché  gli emiliani romagnoli la sanno lunga, e cambieranno tutto quello che c’è da cambiare molto prima e molto più decisamente di altri, cominciando nel confermare anche il 26 gennaio 2020 sfiducia totale verso il PD, estendendola a tutto ciò di male che gli anni dell’Ulivo di Romano Prodi  (attuazione Maastricht e Unità Monetaria area Euro) hanno fatto riverberare soprattutto a danno dell’Emilia Romagna e poi all’Italia e all’Europa tutta.

E’ indubbio che proprio da Bologna, a cominciare dalla lettera di Andreatta (maestro di Prodi) con cui il Tesoro venne separato dalla Banca d’Italia nei primi anni 80,  sia partito il grande cedimento della classe politica nazionale (e regionale) rispetto alle istanze della globalizzazione più violenta in deteriore senso massonico europeista. Ad ogni persona intelligente è perciò chiaro come il tentativo da parte di Bonaccini di ‘sovranizzare’ il voto addirittura in senso localistico regionale per ‘desovranizzarlo’ dal senso nazionale di per sé stesso palese, è una pretesa totalmente disonesta  oltre  che molto velleitaria, poiché lui stesso è il figlio di un apparato e di un’epoca ben delineata.

Qualsiasi localismo può definirsi  realmente tale in rapporto ad una qualche non obbedienza rispetto alle dinamiche e ai dettami della burocrazia UE, e per tanto il voto del 26 di gennaio non potrebbe mai esserlo,  essendo equipollente a quelli delle politiche 2018 e delle europee 2019, in cui il PD è risultato sconfitto in maniera sempre più smaccata. Il presunto localismo sbandierato da Bonaccini è  in realtà l’epigono più forte della UE in Italia, segnato dalle lacrime e dal sangue italiano succhiato dai governi dell’Ulivo di Prodi e delle sue eurotasse, nonché dai DS e dal PD di Napolitano, Monti e Renzi,  cioè dai camerieri servizievoli delle clientes  mondialiste.

Il blocco politico del PD, che in Emilia ha la sua capitale politico culturale,  gongolò e beneficiò quando l’ultimo governo di Centrodestra con la forza del mandato popolare cadde nel 2011 sotto i colpi delle manovre della Deutsche  Bank sui titoli di stato svenduti allo scoperto.   Prima con Monti e poi con le pizzinerie euforiche di Enrico Letta, seguendo con Renzi, Gentiloni e oggi con Conte (redivivo Ugolino della Gherardesca traditore della Patria), sempre senza passare da una reale legittimazione politica,  il PD  ha esercitato un potere obbedendo all’estero come neanche i peggiori dannati ghibellini, fatti precipitare da Dante all’Inferno, avevano osato fare prima ossequiando i nobili germanici e solo i loro interessi.

La regione più danneggiata da questo culto cosmopolita teso allo scientifico tradimento della Patria negli ultimi 25 anni,  è stata l’Emilia Romagna, la regione ‘colpevole’ di aver originato l’humus culturale preminente della classe dirigente del Centrosinistra italiano.  Se c’è una regione, infatti,  molto densa di PMI, industriali e agricole,  colpite a morte dalle insulse coazioni di vantaggio mitteleuropeo della UE, è proprio l’Emilia Romagna !  Ed ancora, osservando quella opprimente aggressività fiscale che ha comportato la chiusura di tante PMI, tra fallimenti e suicidi a gò gò, a chi si deve attribuire la pistola fumante se non al partito che ha la sua capitale proprio nella Bologna del PD e prima ancora dell’Ulivo e dell’eurocomunismo? Chi ha concordato i binari della UE tutta lacrime e sangue se non il nostro ex presidente del Consiglio e della Unione Europea,  Romano Prodi,  cedendo prima sull’attuazione di Maastricht penalizzante l’Italia, poi sullo svantaggiato cambio Lira-Euro,  ed infine verso le volontà di dominio della Germania dell’Austerity a cui è stato praticamente vietato opporsi? Non è un caso se le nicchie produttive più significative dell’Emilia Romagna nel Mondo, come le auto di grossa cilindrata o le barche per il ceto medio, sono state quelle più devastate da Monti e dall’europeismo consolidato. Ricordiamoci  delle tasse su barche e auto,  con annessi meccanismi di controllo e criminalizzazione fiscale,  che hanno fatto sanguinare  la regione che vanta realtà come la Ferrari, la Lamborghini, la Maserati, il gruppo di cantieri Ferretti, la Cantieri Estensi etc… etc… Ed ancora, l’assurdità di una direttiva come la Bolkenstein che porta detrimento ai valori di decine di migliaia di imprenditori romagnoli del settore balneario e turistico, o quelle relative all’agricoltura e all’allevamento fatto dai piccoli produttori della Bassa Padana, per non parlare di quelle aziende del settore ittico euro-criminalizzato:  quale regione italiana è all’apice, in quanto a danni inferti dalla UE, se non proprio l’Emilia Romagna, che con legge dantesca del contrappasso ha originato la classe dirigente del Partito di europeismo non riluttante di stampo tafazziano ?

Non è un caso, quindi, se è in discussione il 26 gennaio non solo la roccaforte del Partito che ha assicurato obbedienza cieca alla burocrazia UE e i binari UE costituiti  proprio dall’illustre cittadino bolognese Romano Prodi, ma il senso di un indirizzo politico imposto negli ultimi 25 anni a tutti gli italiani, che si ritrovano oggi ribelli e riuniti in maggioranza nell’alveo di una nuova fazione di civiltà, che si rilancerà proprio da Bologna.

Un uomo e due donne di centrodestra come Matteo, Giorgia e Lucia, tre leader con ruspanti tratti emiliano romagnoli nella personalità del loro nascosto DNA 100% italiano,  hanno sognato di poterlo fare, come disse un tempo Enzo Ferrari, e hanno saputo di poterlo fare.

P.S. Ogni mattone della parete da elevare sarà portato uno per uno da tutti noi. Continuiamo così fino a tutta domenica prossima.  Forza Fratelli di Imola Oggi.

 

 

 

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