Trieste: gambiano si dichiara gay, espulsione annullata

Sta facendo e farà discutere la sentenza pronunciata dalla corte d’appello del tribunale di Trieste, che ha impedito che un gambiano venisse espulso dal nostro paese solo per aver dichiarato di essere gay. Nessuna necessità di verificare la bontà delle affermazioni dello straniero. È stato sufficiente appurare che l’omosessualità in Gambia è un reato punibile col carcere per un massimo di 14 anni, ma non comprendere se la motivazione di fondo fosse vera oppure solo un’invenzione studiata ad hoc per allontanare lo spettro dell’espulsione.

La sentenza può creare un pericoloso precedente giuridico a cui tanti destinati all’allontanamento dal nostro Paese potrebbero appellarsi. “Non è necessario indagare quale sia l’effettivo orientamento sessuale del soggetto richiedente asilo, essendo sufficiente il modo in cui lo stesso viene percepito nel paese d’origine e la sua idoneità a divenire fonte di persecuzione”. Queste le motivazioni ufficiali, riportate dal “Secolo d’Italia”.

Il gambiano arrivò in Italia a 20 anni nel 2016, ma quando in fase di valutazione della sua richiesta di asilo asserì improvvisamente di essere gay nè il tribunale di Trieste nè la commissione di Gorizia gli credettero. I due organi avevano infatti ritenuto che lo straniero si fosse inventato tutto per ottenere lo status di rifugiato.

La corte d’appello ha ora invece ribaltato il primo grado di giudizio, ritenendo, come anticipato, sufficienti e non meritorie di verifiche le dichiarazioni dell’oggi 23enne gambiano.

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