Tratta degli schiavi nel Salernitano, arrestato capogruppo Pd

EBOLI – La “mafia” marocchina scalza la criminalità territoriale tradizionale. Ed era Cioffi il “core business” degli affari transnazionali del caporalato etnico. Dalla contrada agricola di Eboli, in regime di monopolio, venivano gestiti i traffici umani di braccianti agricoli dal continente africano diretti nella Piana del Sele.

Al timone dell’associazione c’era il marocchino Hassan Amezghal, detto “Hassan appost”; e poi Pasquale Infante, capogruppo del Pd al Comune di Eboli, a cui era demandato il compito di mettere in ordine le carte. Sono loro le figure centrali dell’inchiesta della Dda di Salerno. Lo straniero era il promotore dei flussi migratori e si vantava – emerge dalle intercettazioni – di fare tanti soldi: “… io in una giornata guadagno 300 euro” .  Di 6 milioni è il volume dei profitti stimato dagli inquirenti. www.lacittadisalerno.ii

L’inchiesta vede indagate 40 persone (35 destinatari di misure cautelari di cui 27 arresti domiciliari e otto obblighi di dimora e contestuale presentazione alla polizia giudiziaria) e intende fare luce sul ‘trucco’ dei permessi di soggiorno, con diversi capi d’imputazione: associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina, intermediazione illecita e sfruttamento di lavoratori con e senza permesso di soggiorno, riduzione in schiavitù e tratta di persone.

Infante, commercialista ebolitano, avrebbe avuto, secondo gli inquirenti, un ruolo importante, nella gestione delle pratiche, per il sistema che ha portato i carabinieri del reparto operativo dei carabinieri del Comando Provinciale di Salerno al blitz che ha interessato vari centri salernitani, ma anche Policoro, in provincia di Matera e Monsummanno, in provincia di Pistoia.

I migranti pagavano dai 5mila ai 12mila euro per la falsa documentazione finendo a lavorare anche nei campi a nero e ridotti, in alcuni casi, in condizioni di vera e propria schiavitù.
Oltre ai permessi di soggiorno falsi, che secondo le stime dei carabinieri hanno generato proventi per oltre 6 milioni di euro a partire dal 2012, c’erano anche i guadagni del caporalato. Che erano probabilmente la parte più consistente del giro di affari dell’organizzazione.

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