Proiettile a Fava, Crocetta non va all’Antimafia: “sono all’estero”. Ma era al ristorante

di Antonio Amorosi – – L’isola di Leonardo Sciascia non cambia mai. La commissione regionale Antimafia di Claudio Fava avrebbe voluto ascoltare l’ex presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul cosiddetto “sistema Montante”, la rete illegale di spionaggio creata dall’ex numero uno di Confindustria Sicilia (dopo la ‘svolta’ antiracket) Antonello Montante per difendersi dagli avversari politici e per carpire notizie sull’inchiesta per concorso in associazione mafiosa che lo riguardava.

Claudio Fava (è il figlio del giornalista Beppe Fava ucciso dalla mafia) ad inizio ottobre ha ricevuto da un anonimo una busta con un proiettile calibro 7,65. Secondo alcuni cronisti l’atto sarebbe collegato alle indagini avviate da maggio scorso dalla commissione regionale sul “sistema Montante”, per altri invece la questione non c’entra assolutamente nulla.

L’ex numero uno di Confindustria Sicilia Antonello Montante da maggio si trova in carcere e la Procura di Caltanissetta che sta dietro il caso ha aperto diversi fascicoli di approfondimento, uno di questi con riferimento ai condizionamenti della politica regionale e ai rapporti di quest’ultima con il mondo imprenditoriale. La trance coinvolgerebbe l’ex presidente Pd Rosario Crocetta e gli ex assessori alle Attività produttive Linda Vancheri e Mariella Lo Bello. Secondo la Procura, dopo la sua elezione, Crocetta avrebbe nominato i due assessori perché vicini a Montante. Quest’ultimo controllava la giunta di sinistra di Rosario Crocetta. Tra le ipotesi di indagine dei magistrati anche il finanziamento illecito ai partiti. Lo stesso ex presidente Crocetta ha ricevuto a maggio un avviso di garanzia perché indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al finanziamento illecito.

Montante, prima finito agli arresti domiciliari insieme ad altri cinque tra alti esponenti delle forze dell’ordine e dei Servizi segreti con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e poi in carcere per aver cercato di distruggere delle prove, sembra essere diventato la cartina al tornasole per capire la Trinacria.

Nel suo “sistema” figuravano vertici dei Servizi segreti civili, esponenti delle forze dell’ordine, docenti universitari, politici di primo piano e giornalisti: un rete di relazioni che partiva dalla Sicilia ed arrivava fino a Roma, che comprava e affiliava ma che sapeva anche fare favori, finanziare, come ricattare o mettere in piedi dossier contro i nemici.

Crocetta (altri politici sono stati già sentiti) ha posticipato l’audizione in commissione da Fava sostenendo di trovarsi all’estero e di non avere “ancora deciso” il rientro in Italia. Ma il giorno stesso dell’audizione (il 23 ottobre) viene visto al ristorante dell’assemblea regionale, a pochi metri dalle stanze dalla commissione di indagine. Fava ad Affaritaliani: “Si, è proprio così. Crocetta era a pochi metri dalla commissione e non all’estero. Prendo atto che non intende accogliere l’invito”.

Crocetta si sarebbe giustificato dicendo che la lettera inviata alla commissione sarebbe partita precedentemente. Ma il proiettile recapito a Fava, all’Assemblea regionale siciliana fa capire che il parlamentare siciliano sta toccando dei fili che non dovrebbe.

Sono tre gli argomenti caldi affrontati dalla sua commissione antimafia in queste settimane: un’inchiesta nata all’indomani della sentenza del processo Borsellino Quater e che riguarda il depistaggio sulla morte del giudice Paolo Borsellino; una legge proposta da Fava e approvata dal Parlamento regionale che impone ai deputati siciliani di dichiarare eventuali affiliazioni alla massoneria; un approfondimento sull’arresto dell’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante ed il cosiddetto “sistema” a lui riferibile. Qualunque sia il motivo delle minacce certo è che la Regione non ha dispiegato le ali verso il cambiamento.

Le stesse condizioni economiche dell’isola restano drammatiche. La Sicilia esprime il peggior dato europeo per persone a rischio povertà o esclusione sociale (52,1%) e ha anche il primato della quota di popolazione dai 15 anni in su a rischio povertà (41,3%). In più come riportato in una nota di aggiornamento del Def regionale, approvata dalla giunta di Nello Musumeci, è una delle aree europee in cui è più alto il numero di persone che vivono in famiglie con livello di intensità di lavoro molto basso (23,7%). E seconda solo all’enclave spagnola della Città Autonoma di Ceuta in Marocco.

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