Amaro Lucano

di Aldo Grandi

Qualcuno ha chiesto al sottoscritto di occuparsi, nella rubrica Ce n’è anche per Cecco a cena, del sindaco di Riace, Domenico Lucano, agli arresti domiciliari per aver favorito l’immigrazione clandestina organizzando e celebrando matrimoni tra alcuni abitanti del suo paese e donne sbarcate sulle spiagge italiane grazie all’apertura massiccia delle nostre frontiere portata avanti dalla Sinistra e dai suoi alfieri istituzionali. Non conoscendo le carte in possesso del pubblico ministero chi scrive non può dare un giudizio sulla necessità o meno della misura cautelare imposta al sindaco.

Avendo conosciuto e frequentato per vari motivi esponenti della Sinistra extraparlamentare riesce difficile pensare che le accuse riguardino anche illeciti di natura economica ossia diretti ad arricchire le proprie tasche. E, comunque, non sarebbe questo, a modesto parere del sottoscritto, il problema principale. La foto del sindaco con il pugno chiuso della mano sinistra alla finestra della propria abitazione la dice tutta su quali siano la formazione, la mentalità, i principi, i valori, l’ideologia di questo personaggio addirittura dai soliti sciocchi yankees considerato una delle 50 persone più influenti del pianeta.

E il bello è che noi italiani, provincialotti come sempre, tutti di corsa a imitare gli ignoranti a stelle e strisce. Non ci dilungheremo, quindi, sulla vicenda giudiziaria del sindaco di Riace se non per dire che non siamo né contenti né dispiaciuti per quello che gli è successo. E’ un cittadino come gli altri, per di più investito di una carica istituzionale e se con questa carica ha privilegiato, commettendo un reato, gli interessi privati, qualunque essi siano, invece che quelli della Repubblica italiana e del suo Paese, bene, allora è giusto che venga processato.

Favorire l’immigrazione clandestina è, fino a prova contraria, un reato. Ma è anche qualcosa di più. Domenico Lucano, probabilmente, appartiene a quella categoria di militanti per i quali non esistono frontiere né confini, né razze né religioni, né differenze, bensì solo e soltanto eguaglianze in nome di quel principio marxista secondo il quale la storia non è stata altro che storia della lotta tra le classi, e che tutte le impalcature della società, da che mondo è mondo, sono state ideate dalle classi dominanti per tenere soggiogate e prigioniere le classi subalterne. Ora, ad un primo esame, superficiale, il sindaco di Riace, a quanto pare, ha pensato bene di ripopolare il suo paesello ormai quasi disabitato facendo arrivare in massa immigrati sbarcati sulle nostre coste grazie alla politica vergognosa e accomodante oltreché accondiscendente, portata avanti dai governi di Sinistra coadiuvati dall’omino bianco d’Oltretevere.

Potremmo stare qui giorni a discutere se sia giusto o sbagliato far entrare cani e porci in casa propria e qui mi riferisco al fatto che tra i tanti probabilmente buoni d’animo e pronti a genuflettersi al paese ospitante arrivati nello Stivale, ce ne saranno altrettanti pronti a delinquere e ad aggiungersi alla criminalità di casa nostra che, oggettivamente, già basta e avanza. Al sottoscritto è stato sufficiente, occupandosi degli ex brigatisti e di ex militanti della sinistra extraparlamentare degli anni Settanta fuggiti in Francia, accorgersi che non era più l’operaio massa l’elemento in grado di scardinare il sistema capitalista, bensì i cosiddetti sans papier, ossia proprio quei rifugiati-richiedenti asilo-clandestini-profughi i quali avrebbero potuto rappresentare proprio quell’immigrato massa in grado di prendere il posto di una classe che non esiste più da tempo.

Ora immaginate un po’ se tutti i sindaci dei paesi italiani in cui la popolazione è diminuita per varie ragioni, facessero quello che ha fatto Lucano, ossia accogliessero indiscriminatamente immigrati da altri continenti per restituire, si fa per dire, vitalità a borghi dove la vitalità non c’è più. Così facendo si aprirebbero le porte a milioni di immigrati cittadini di altri stati, di altre culture, di altre identità, di altre religioni, di altri usi e costumi sistematicamente in contrasto o, comunque, lontane dalle nostre. E tutto questo nella folle ideologia che gli uomini siano tutti eguali, come se millenni di storia e di civiltà non contassero più niente perché se ogni essere umano è uguale all’altro, automaticamente ogni differenza viene a cessare in nome di una identità collettiva senza radici, senza passato, senza presente e, soprattutto, con quale futuro? Perché, in fondo, è vero che non tutti si può essere amministratori delegati, ma è altrettanto certo che non si può essere tutti saltimbanchi, piccoli artigiani, artisti di strada e via di questo passo. In sostanza, chi mantiene chi e, in particolare, con cosa?

Forse a Lucano non interessa sapere se la religione dei suoi nuovi abitanti è diversa dalla nostra, se il modo di vivere, di pensare, di considerare la donna e gli altri siano i medesimi o, all’opposto, completamente diversi. Dovrebbe, però, sapere – ed è assodato da tempo – che ovunque, in Europa, si sono formate colonie di immigrati, essi hanno finito per far allontanare coloro che in quei luoghi avevano vissuto da secoli. Forse Lucano, con quel suo pugno chiuso e la canzone Bella Ciao gridata dai manifestanti sotto casa – poveri scemi – pensa che si potrebbe procedere con una sorta di sostituzione etnica importando milioni di africani così da ripopolare l’Italia e l’Europa che, in realtà, non ne hanno assolutamente bisogno.

Le civiltà sopravvivono se riescono a trasmettere la consapevolezza del senso di appartenenza. Un abitante originario di Riace non sarà mai, antropologicamente parlando, la stessa cosa di un immigrato proveniente dalla Nigeria. E non si capisce poi per quale ragione se milioni di extracomunitari sbarcano in Italia va tutto bene, se accade l’inverso come è accaduto in passato, si grida al colonialismo. Ché forse questo di oggi non è una specie di colonialismo al contrario?

Con la sconfitta elettorale, la Sinistra sta con le pezze al sedere – anche qualcosa di più – e vaga in cerca di personaggi in grado di resuscitare gli antichi splendori. Non ci meraviglieremmo se Domenico Lucano, alla prossima tornata elettorale, venisse candidato a parlamentare europeo o italiano. Noi non sappiamo cosa penserebbero i milioni di italiani che sono prima di tutto italiani e poi tutto il resto, se improvvisamente venissero importati in Italia 10-15 milioni di immigrati, perché questo è il problema. Non esiste un limite per la Sinistra poiché tutti possono viaggiare e sistemarsi quando non esistono confini né frontiere né altri diritti borghesi. E chi dovrebbe mantenerli? Con quali soldi? E, soprattutto, perché?

Crediamo che non sarebbero contenti di avere a capo della propria comunità un sindaco che, sia pure per motivi umanitari, le trova tutte pur di ripopolare il piccolo o grande comune con stranieri lontani anni luce dalle nostre radici. Bene, Alessandro Tambellini sindaco di Lucca, fortunatamente, ancora a questo livello non ci è arrivato, ma basterebbe dare una occhiata ogni mattina a tutti i bar del centro storico e ai panifici, per accorgersi che gli amici di colore di Domenico Lucano, a Lucca hanno l’abitudine di chiedere l’elemosina e fare accattonaggio. Forse, a Riace, non ci sono sufficienti persone a cui domandare l’obolo, ma a noi basta osservare quello che accade a casa nostra per capire che l’integrazione è una enorme stronzata.

Gazzetta di Lucca

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