Ci mancava il ricattone di Renzi.
Nei guai per tante vicende che ne hanno caratterizzato la spregiudicata azione politica, il âsenatore di Scandicciâ ne tira fuori unâaltra.
Per non far tirare fuori tutti i problemi che ha combinato al governo dellâItalia â ogni giorno ne esce una su di lui â lâex premier si infila con unâintervista al Messaggero sulla bufala dei troll russi contro Mattarella, e annuncia che chiederĂ un incontro con la procura di Roma. GiĂ , perchĂŠ câè unâinchiesta in corso per scoprire il motivo per cui gli italiani protestarono contro il Colle allâepoca del tira e molla sulla nascita del governo Conte.
Furono giorni convulsi, il vicepremier Di Maio minacciò addirittura lâimpeachment contro il presidente della Repubblica prima di sotterrare lâascia di guerra. E ora, il povero ex capo del Pd si sveglia, si fa intervistare e straparla. Anzi, parla solo un poâ, manda un pizzino.
Che cosa deve dire Renzi ai magistrati? âHo molto da raccontareâ, sibila senza aggiungere altro. Stupisce il silenzio del cronista che lo intervista di fronte ad unâaffermazione del genere. La lascia correre, non dice nulla, non chiede spiegazioni. GiornalismoâŚ
âAl rientro dalle ferie chiederò al procuratore Pignatone di essere ascoltato dai pm che si occupano di questa vicendaâ. Ă Renzi che lo decide? La Procura di Roma tollera questo atteggiamento? E nel frattempo che succederĂ tra un bagnetto e lâaltro dellâex presidente del Consiglio?
Un leader politico può fare una cosa del genere? Lanciare segnali cifrati? Dire che sa qualcosa su unâinchiesta che lascia molti dubbi e poi affermare che ne parlerĂ dopo le ferie? Che ha di cosĂŹ importante da nascondere alla pubblica opinione?
Sono giorni che il Corriere della Sera spara in prima pagina la ânotiziaâ dellâinchiesta, come se la rabbia degli italiani contro la mancata nomina di Paolo Savona allâeconomia fosse stata fabbricata a Mosca e non provocata dal Quirinale. E lui, Renzi, manda messaggi in codice chissĂ a chi.
Ormai siamo allâirresponsabilitĂ assoluta, approfittando del generale Agosto. Ma chi è stato ai vertici istituzionali del nostro Paese non se lo può proprio permettere.
Lâatteggiamento dellâex premier è esattamente il contrario della trasparenza, a meno che non voglia ammettere che nei servizi di sicurezza egli abbia uomini che controllano carte e indagini per suo conto. Ma sarebbe davvero una cosa grave e ci rifiutiamo di credere ad una eventualitĂ del genere.
Questâuomo la deve smettere di intossicare la politica italiana con atteggiamenti ambigui, poco rassicuranti, velenosi. Se Renzi sa qualcosa ha il dovere di dirlo a tutti gli italiani. Altrimenti la Procura di Roma, se questa inchiesta è davvero cosĂŹ rilevante, lo mandi a prendere a casa dai carabinieri e lo convochi come persona molto informata sui fatti. Non può essere Renzi a decidere i tempi della giustizia italiana, almeno questo risparmiatecelo. Qualunque altro cittadino italiano sarebbe precettato allâistante, se non altro per evitare di fargli concordare con chissĂ chi â lassĂš â la tesi da sostenere di fronte ai magistrati.
Magari, dopo un quarto dâora di interrogatorio, gli passerĂ la voglia di continuare a fare lo spiritoso sulla pelle dellâItalia.

