di Ornella Mariani
Di Maio si era ammalato troppo presto di protagonismo e, privo di qualsiasi retroterra politico; di saggezza; di cultura; di lungimiranza; di dialettica; di tatto e di misura, persuaso di essere all’altezza di confrontarsi con chiunque con la sola dotazione di facciatosta e dilettantismo, è stato travolto dalla ingenua suggestione della vittoria.
Montandosi la testa, ha fatto della matematica un’opinione e non ha tenuto da conto il valore della mediazione, in forza della quale proporre e non imporre il suo 32% al pur promiscuo 68%.
Con quella stupida e proterva arroganza, tipica degli Ignoranti e dei supponenti Cafoncelli di borgata, è andato in delirio fino a pensare di poter dettare le regole in casa propria e soprattutto in casa altrui.
E nel bluff di una mano, giocata con cadenze dialettali da mazziere partenopeo assiduo frequentatore di bettole: “tutti devono venire a parlare con noi”, ha proposto tutto e il contrario di tutto a giorni alterni, passando dalle lusinghe alle minacce e ai giudizi nei confronti di una Classe politica certamente squalificata quanto lui, ma altrettanto certamente più attrezzata e intelligente ed esperta, almeno sul piano politico e strategico.
E’ riuscito, dunque, a vanificare passato e futuro nella certezza di potere, già attraverso l’iniziativa truffaldina del reddito di cittadinanza: a tutti gli effetti un voto di scambio!, prendere per la gola quel mare di Disperati che, in mancanza di opzioni, gli aveva dato credito.
A costui si adatta tutto: soprattutto l’abito dell’impostore. Nel programma, che ha cambiato secondo le regole del Baro di cantina, aveva investito la convinzione di essere un concentrato di Churchill, de Gasperi e Macron in sprezzo della storia privata e pubblica e della cultura che conferisce spessore ad un Uomo.
Abbiamo meritato, ahinoi di tutto, ma non potevamo essere anche rappresentati da uno squallido e inetto Premier che, senza arte né parte, ci avrebbe tolto fino all’ultimo brandello di quella dignità nazionale ed internazionale già largamente espropriataci…. benché fossimo stati, in realtà , già rappresentati dalla ofanità di Gentiloni.
Il Re è nudo!
E non è un Re: è un patetico ed emaciato e stropicciato Dilettante allo sbaraglio con alle spalle una serie di attività mancate …. : in definitiva un Isolato cui è restata solo una inutile arroganza, prodromica del prevedibile tonfo del suo movimento alle prossime elezioni.
E’ un esaltato al quale non sfugge che la Politica è diventata un posto di lavoro e che i requisiti richiesti sono impudenza e tracotanza.
Evoca, questa sua carriera, l’avidità del cane della metafora di Esopo!, e accende quella tristezza e quella pena normalmente sollevata dagli Sciocchi.
Certa che egli non abbia la più vaga cognizione di Esopo, mi limito a dargli un consiglio: si affretti ad allestire al meglio un banco di rivendita bibite.
Ornella Mariani

