“Passa troppo tempo ai videogiochi”, ragazzino allontanato dalla famiglia

Crema. Lunedì 20 novembre i servizi sociali si presenteranno alla sua porta per allontanare il figlio coattivamente, e in caso di resistenza, saranno chiamati i carabinieri. Alcuni amici della famiglia saranno presenti pacificamente per sostenere la famiglia durante le operazioni di allontanamento forzato. Anche il CCDU sarà presente con una delegazione. L’allontanamento dovrebbe avvenire alle 12,00 circa presso la casa famigliare.

Il ragazzo nella giornata di giovedì 18 novembre è stato convocato in Questura a Crema, dove ha manifestato chiaramente a un ispettore di polizia la sua intenzione di non andare in comunità, motivando tale volontà con la sua dismissione dei videogiochi e il suo ritrovato impegno scolastico, oltre al desiderio naturale e protetto dalla Costituzione di rimanere in famiglia. L’ispettore ha ascoltato le sue parole e trasmesso un’informativa al giudice. Ma sembra che non sia bastato per fermare la deportazione forzata.

“Questi casi sono troppo frequenti.” Sostiene Paolo Roat Responsabile Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus.

“Abbiamo ricevuto decine di segnalazioni, come il recente caso della ragazzina di Padova strappata alla mamma e, come riportano le cronache, addirittura legata a una barella. La maggior parte degli episodi non viene denunciata: quelli che vediamo sono solo la punta dell’iceberg. Queste pratiche disumane devono cessare. Abbiamo deciso di essere presenti per osservare e documentare qualsiasi violazione della legge, e ogni eventuale conflitto d’interessi. L’allontanamento coatto è figlio dalla pratica psichiatrica del Trattamento Sanitario Obbligatorio: mentre si alzano da più parti voci autorevoli che chiedono una riforma della legge 180 in senso garantista, qui si vuole fare un TSO a un bambino. Serve una riforma e un profondo cambiamento culturale.”

La mamma ha anche annunciato che l’avvocato Francesco Miraglia, noto per le sue battaglie a tutela dei diritti dei bambini ha accettato di difendere lei e la sua famiglia:

“Ho deciso di accettare l’incarico perché mi sembra assurdo che un Tribunale per i Minorenni adotti una decisione che definirei alla Ponzio Pilato: invece di sanzionare gli operatori che si sono occupati del caso, neuropsichiatri infantili, psicologi e assistenti sociali, che evidentemente hanno fallito nel sostenere e aiutare questo ragazzo e forse dovrebbero essere mandati a fare un altro lavoro, si decide di allontanare il ragazzo dalla famiglia e di addossare tutte le responsabilità alla madre. Mi rivolgo al Tribunale affinché si ravveda e adotti delle misure più ragionevoli e di buon senso. Questo è un provvedimento ipocrita perché ogni dipendenza nasconde un problema più profondo di socializzazione. Vorrei pertanto lanciare un appello alle istituzioni perché questa vicenda è solo la punta dell’iceberg di una mancanza di politiche sociali per i giovani. Non ci sono più gli oratori o dei centri di aggregazione validi per questi ragazzi ed è necessario un ripensamento di quello che stiamo facendo per i nostri figli.”

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
Sonia Manenti – CCDU gruppo di Brescia

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