Pesaro, arrestato direttore Agenzia delle Entrate

La Guardia di Finanza ha arrestato per corruzione il direttore dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro Elio Borrelli di 62 anni. Le accuse che lo hanno portato in carcere – scrive ilrestodelcarlino.it – provengono dalla procura di Venezia, città dove il dirigente ha lavorato prima di arrivare nel 2015 a Pesaro. Ma la particolarità è che i fatti contestati sono avvenuti dopo la sua partenza da Venezia e quindi durante la direzione dell’ufficio di Pesaro. Da quanto si è appreso, il dottor Borrelli ha continuato a «gestire» dei rapporti «corruttivi» con degli imprenditori di Jesolo.

In particolare, il direttore delle Entrate di Pesaro si sarebbe appoggiato a un suo pari grado in servizio a Venezia ottenendo in cambio, secondo l’accusa, tangenti per un totale di 140mila euro, pagate in varie tranche tra il settembre 2016 e il maggio 2017. La merce di scambio sarebbe stata questa: alleggerimento per l’80 per cento delle imposte dovute da tre società edili della provincia di Venezia riconducibili allo stesso imprenditore, passando così da 41 milioni di euro originari a poco più di 8 milioni di euro effettivamente pagati.

Non solo. Secondo le carte dell’indagine, l’imprenditore ha ottenuto il ritardo degli avvisi di accertamento per debiti tributari. Per un motivo semplice: aveva così modo di chiedere rimborsi Iva per 600mila euro che in caso contrario non avrebbe potuto avere.

Ma c’è anche un secondo episodio: Borrelli che il suo sostituto di Venezia si sarebbero accordati con un commercialista per ottenere 50mila euro in cambio della promessa di “limare” un accertamento tributario, con diminuzione sensibile della pretesa creditizia in favore dello Stato, sanzioni e interessi.

«È triste che alti funzionari abbiano falsato il rapporto tra Stato e cittadini in cambio di denaro, favori, regali e assunzioni: è un momento doloroso». E’ stato questo il commento del procuratore di Venezia Bruno Cherchi. «Una corruzione – ha sottolineato – seriale e sistematica in cui i funzionari si facevano pagare per lenire sanzioni pesanti». La Finanza ha sequestrato anche 440mila euro.

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