Nasce il sospetto negli Stati Uniti che alcune delle vittime della sparatoria nel night club di Orlando siano state uccise da “fuoco amico”.
A lanciare l’ipotesi è il New York Times che spiega: “Non è ancora chiaro quante delle 49 vittime nella discoteca siano state uccise da Mateen e quante potrebbero essere state uccise dalla polizia che ha fatto irruzione nel locale dopo una situazione di stallo di tre ore”.
Intanto si fa strada sempre di più l’ipotesi che Omar Mateen, il killer della strage di Orlando in cui sono morte 49 persone (più lo stesso Madeen), fosse un ‘lupo solitario’, influenzato sicuramente dagli estremisti, magari tramite internet e decisamente radicalizzato. Ma nella notte tra sabato e domenica Mateen ha agito da solo, aprendo il fuoco nel night club per gay Pulse, senza seguire un piano terroristico organizzato. […]
Il blitz della polizia
“Durante la conversazione sembrava tranquillo e freddo”, ha raccontato in mattinata il capo della polizia John Mina, fornendo nuovi dettagli sulla sparatoria. “Mentre parlava con i nostri negoziatori a un certo punto ha fatto riferimento a degli esplosivi e per paura di una perdita maggiore di vite umane abbiamo deciso di iniziare l’operazione di salvataggio”, ha spiegato Mina.
Undici agenti hanno quindi fatto irruzione nel locale, dove Madeen si era barricato in bagno con alcuni ostaggi. Mentre lui era nascosto, le forze di polizia sono riuscite a far fuggire le 15-20 persone rinchiuse in un altro bagno. L’Fbi ha fatto sapere di aver seguito i tabulati telefonici e che al momento non si hanno ndicazioni di un complotto organizzato dall’estero. Ma ha ribadito di stare indagando anche su altre persone. IL GIORNALE