Vi rendete conto in che mani SONO le banche?

 

La ‘favola vera’ della Repubblica di Falfurbino. Per darvi solo una pallida idea di come funzionano le cose nella Panama Papers de noiantri, ImolaOggi vi racconta una favoletta bancario-giudiziaria.

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Come tutte le favole, si comincia col… c’era una volta – anzi vi assicuro che c’è ancora – una Repubblica, non africana, non di un’isola sperduta e poco civilizzata di non so quale oceano, ma un posto vicino vicino, dove parlano una lingua a me perfettamente comprensibile, dove una delle tante banche che vi operano poteva – e pare possa ancora –  permettersi di ‘sottrarre’ (avete letto bene) i beni di una cliente e investirli – senza nessuna autorizzazione – in Hedge fund ad alto rischio, in virtù di una pseudo-delega marchianamente fasulla ed evidentemente autoprodotta.

La cosa incredibile è che la Banca di detto Paese, interpellata attraverso un esposto ufficiale, nonostante le evidenze, abbia palesemente  coperto i responsabili della sottrazione dicendo anzi che, salvo qualche quisquilia, non aveva trovato nulla di strano in tali comportamenti. Molto ‘divertente’ è il fatto che tutta la vigilanza in carica di questa banca, all’epoca dei fatti era già sotto processo per altre responsabilità penali.

Quantomeno singolare, è anche che lo Stato in questione – nonostante da queste pagine io abbia tentato di avvisarlo, e per questo sono stato addirittura querelato dal direttore che ora è a ‘bagno maria’ – abbia addirittura firmato una Convenzione (europea) con lo Stato Italiano per contrastare il riciclaggio e soprattutto il finanziamento al terrorismo, ma nessuno in quella banca ha ritenuto che la sparizione di una somma di denaro a diverse cifre fosse da segnalare alle Autorità competenti.

Ma dopo l’incredibile, il divertente e il singolare, nella nostra ‘favola vera’ non poteva mancare il pazzesco. E cioè che in quello Stato, esattamente nel Tribunale che si sta occupando della faccenda, hanno già accertato l’assenza della suddetta delega attraverso un atto ufficiale del Giudice incaricato nelle indagini sui sistemi informatici della banca  e addirittura, nel verbale di un CdA, TUTTI, e ripeto TUTTI approvano all’unanimità un tentativo di ‘estorsione’ nei confronti della cliente e, invece di restituirle il maltolto, propongono di abbuonarle un mutuo, badate bene, mutuo mai sottoscritto, come da evidenze documentali, già presenti nel casellario penale della ridente Repubblica

Dulcis in fundo, lo Studio legale della banca di questa non detta Repubblica, ha addirittura formulato per iscritto tale strana proposta di conciliazione –  come già detto, ogni cosa è agli attirischiando, se non in possesso di manleva per le responsabilità penali dirette per la produzione di tale documento ed il suo invio, di venire chiusa definitivamente.

Ecco, in questa Repubblica pare che la banca in questione (il cui direttore generale è sia materialmente responsabile delle firme degli ordini di acquisto dei titoli di cui all’incipit, sia di occultamento alla giustizia di materiale che avrebbe evitato il procedimento penale e civile nei confronti di tutti gli altri coinvolti, sia di falso ideologico in atto pubblico (dichiarazioni al giudice) ritiene di non poter risarcire quanto dovuto perché – a suo singolare avviso – dovrebbe essere aiutata dallo Stato con il cosiddetto credito d’imposta in quanto la banca responsabile è stata acquisita da altra banca e questa, udite udite, si trova nella condizione di mettere a repentaglio l’economia dell’intera Repubblica e di causare perdite al rating di TUTTE le banche di quello Stato.

Vi rendete conto in che mani sono le banche? E tutto questo per cosa? Solo per ostinarsi e perseverare in un atto delittuoso, che verrà ovviamente gravemente sanzionato anche a livello internazionale, e le cui conseguenze ricadranno direttamente sulla pelle dei cittadini ignari, mentre i dirigenti, i politici e gli amministratori di questa Repubblica continuano a tenere simili comportamenti, nonostante la situazione contingente del Paese stesso.

I nomi della Repubblica, dei coinvolti e quant’altro, compresa la documentazione ufficiale stralciata nei dati sensibili, alla prossima puntata.

Armando Manocchia – –  @mail

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