Banca Popolare Vicenza: finalmente si indaga per associazione a delinquere

(Adusbef) – Sempre troppo tardi, il sequestro dei beni artefici del crac e dei loro complici

Si apprende oggi, che la Procura della Repubblica di Vicenza, finalmente indaga per il reato di associazione a delinquere sulla gestione arbitraria e fraudolenta del credito e del risparmio della BpVi di Zonin e Sorato, denunciato alle Procure della Repubblica, non solo da Adusbef con esposti che risalgono al 18 marzo 2008, ma anche dai nuovi amministratori che gli sono succeduti.

La gestione dissennata del credito e del risparmio da parte della Banca popolare di Vicenza, che ha quasi azzerato il valore delle azioni illiquide da 62,50 euro a 6,30 euro, e con la diluizione del prossimo aumento di capitale di 1.750 milioni di euro e la quotazione in borsa potrebbero scendere ulteriormente, non può essere ascritta a fatto episodico incidentale, ma accertata con gli strumenti penali dell’associazione a delinquere.

Adusbef, in ulteriori esposti inviati a Procure di Vicenza, Prato, Roma ed Udine, aveva chiesto ancora una volta di accelerare le indagini in corso, accertando tutte le responsabilità degli amministratori della banca, collegio sindacale, società di revisione e distratti vigilanti, anche su clienti eccellenti ai quali la banca ha liquidato le azioni a 62,50 euro. Con l’ultimo esposto del 26 febbraio 2016, Adusbef chiedeva di accertare i reati di estorsione (per ciò che riguarda prestiti e revoca fidi), l’assenza di compratori per liquidare le azioni ed il valore fittizio assegnato alle stesse azioni senza il vaglio di autorità terze, l’intreccio di interessi incestuoso tra Zonin imprenditore ed il ruolo di Zonin banchiere, e se i fatti esposti non possono integrare anche i reati di corruzione e concussione, così come previsto dalla legge anticorruzione, che ha introdotto la fattispecie di corruzione tra privati, elaborata sulla falsariga della struttura della fattispecie già prevista all’articolo 2635 c.c, infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità, la cui declaratoria di responsabilità è prevista ai sensi del D.Lgs. n. 231/2001 in capo all’ente del corruttore.

Per le suesposte ragioni ed alla luce di fatti nuovi, che vedrebbero coinvolto anche un candidato sindaco di Roma e consigliere comunale uscente, Adusbef torna a chiedere alle Procura della Repubblica, di valutare l’apertura di una inchiesta, ove le precedenti denunce dal 2008 al 2015 fossero state archiviate, per valutare i reati configurabili nelle condotte di Zonin, Sorato, Collegio sindacale, società di revisione dei bilanci ed altri manager, accertando se i dirigenti locali abbiano agito singolarmente, oppure in sintonia con i vertici della banca e fossero stati consapevoli o meno della gestione truffaldina degli investimenti, nonché della Banca d’Italia e della Consob, i quali, vista la gravità e la pericolosità nell’aver convinto i risparmiatori a sottoscrivere operazioni rivelatesi poi non soltanto infruttuose, ma quasi sempre dannose e truffaldine a danno di 117.000 soci, potrebbe concretizzare, dato il numero seriale delle condotte di situazioni analoghe, alla presenza di una ripetitività dei reati, anche con un’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, il falso e l’estorsione.

Non si può più scherzare sulle condotte fraudolente di banchieri e distratti controllori, che hanno bruciato ed espropriato il risparmio di centinaia di migliaia di famiglie.

Elio Lannutti

 

 

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