Propaganda islamica: ribelli anti-Assad diffondono il video ‘Muslims are not Criminals’

https://youtu.be/ek_LUff9OB0

 

Per contrastare la poderosa macchina di persuasione del ‘califfato’, arriva la contropropaganda anti-Isis fatta dagli stessi musulmani: un gruppo ribelle siriano ha prodotto un video che fa una parodia di una brutale esecuzione jihadista e in cui -al posto delle teste mozzate- viene diffuso un messaggio con i valori dell’Islam.

Il video, ‘Muslims are not Criminals’, e’ stato prodotto da Shamiya Front, gruppo terroristico attivo contro le truppe di Damasco e l’Isis nella zona di Aleppo.(sarebbero i ribelli o tagliagole moderati?) dove praticano orrori e torture

Shamiya-FrontShamiya Front

La clip, che dura 8 minuti, mostra dieci uomini in ginocchio, vestiti con la classica tuta arancione divenuta il marchio di fabbrica dei filmati jihadisti con le brutali esecuzioni: i prigionieri vengono presentati come jihadisti catturati nel nord della Siria e sono mostrati in catene sul luogo che sembra essere quello della loro prossima esecuzione.

Ma all’improvviso, il colpo di scena: i ‘boia’ alle loro spalle si tolgono i passamontagna, ripongono le armi e si allontanano dalla scena lasciando il posto a un imam: “Non amiamo gli omicidi, i massacri, il terrorismo”, dice il predicatore, sostenendo che l’Islam e’ una religione di amore. “La nostra religione e’ la giustizia e l’Islam e’ la corona in cima alle nostre teste. Le buone azioni sono davvero i nostri principi ispiratori”.

ribelli-propaganda

L’ultima scena mostra i miliziani Isis liberati dalle catene e portati in prigione. Il video, girato in arabo e in inglese, circola su Twitter sotto l’hashtag ‘Muslims are not criminals’, che era affiorato per la prima volta all’indomani dei sanguinosi attentati di Parigi. Lunedi’ e martedi’ l’hashtag e’ stato utilizzato anche come risposta a Donald Trump, il magnate repubblicano aspirante alla Casa Bianca, che nella sua ultima ‘uscita’ ha proposto il divieto momentaneo di ingresso in Usa ai musulmani «fino a quando i nostri rappresentanti non avranno capito cosa sta succedendo».

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