“Il poliziotto un amico in più”?, LES: si da’ errata percezione della figura professionale

L’immagine dei poliziotti tinti di vernice è il risultato degli scontri avvenuti a Milano durante la manifestazione contro la riforma della scuola promossa dal governo, la “Buona scuola”. Non solo vernice: anche lancio di fumogeni e sassi.

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Sarebbe questo il risultato del progetto “Il poliziotto un amico in più”, quest’anno alla sua 15° edizione? Promosso dalla Polizia di Stato in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) e l’Unicef, l’iniziativa mira ad educare i giovani ad una cultura della legalità, del rispetto dei diritti umani, della tolleranza e della solidarietà. Attraverso le lezioni in aula, si vedono coinvolti tutti i gradi scolastici, quindi la scuola per l’infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di primo grado e il quinquennio della scuola secondaria di secondo grado.

L’associazione Les vuole analizzare il concetto di “poliziotto come amico”. Non volendo porci in maniera critica rispetto all’iniziativa in quanto riteniamo che ogni progetto riguardante, in maniera anche latente, la sicurezza debba essere apprezzato, evidenziamo però che voler creare in maniera ultronea un’immagine del poliziotto, o comunque delle Forze dell’Ordine, come amico si scontri con la natura e il concetto base che sottende a questa professione.

Prendendo posizione, come nella natura di LES, affermiamo che il poliziotto deve fare il suo lavoro, come previsto, e non vestirsi da altro in quanto un’errata percezione della realtà porta inevitabilmente al non rispetto di una funzione statale esercitata da figure professionali poste a tutela e a difesa della collettività.

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