BARBAMAMMÀ – Memento auditel semper

conchita

 

di Angela Piscitelli

Non leggete questa nota se avete le idee chiare, potreste perdere il filo e pure l’ago. E poi, come si fa il rappezzo? Io quando ho sentito i dati dell’Auditel sono caduta dal seggiolone: possibile che Sanremo cantatore e il suo diacono Conti avessero fatto ‘sto botto di ascolti? Possibile che tanti Italiani non avessero trovato di meglio da fare, che so io un centrino ricamato o una sveltina, invece di incollarsi allo schermo per guardare la passerella dei patetici, peripatetici, cacofonici e maschie barbute?

Qui viene utile la funzione didattica del Foglio che con la penna del neo direttore Cerasa, tra calcoli esponenziali e rilevazioni complicate ma molto eleganti, ci spiega che siccome la signora che si addormenta con la televisione accesa, che è la maggioranza delle signore, conta quanto me che pur di sfuggire a barbamammà si è sorbita il bandito Falciani, skypesantificato da Giannini. L’Auditel è una “sola”, come tutto il resto. Rassicurata dunque, posso industriarmi a riflettere. Conchita, che poi è la De Gregorio con la barba, dev’essere stata inventata da Junker e dalla Merkel per confonderci le idee. Noi che eravamo sanamente abituati a Luxuria, brava ragazza con annessa madre e psicodramma, sempre elegante, truccata, depilata, pure nazionalpopolare, siamo sconcertati. Perché, la barba? Perché se uno vuole diventare una, e quindi vestirsi come una, piacere come una, perché diavolo si fa crescere la barba? Noi donne o quasi, ne sappiamo qualcosa con quelle malefiche pinzette che inseguono senza successo quei neri e pure bianchi pelacci sul mento che ci fanno arcigne. Una lotta impari, pure perché la vista diminuisce con l’età, sfortunatamente. Vero, c’era un detto dell’epoca dei nonni: “donna baffuta, sempre piaciuta”, ma poi manco le nonne ci credevano e talora per disperazione prendevano proprio il bilama del marito e il pennello, con risultati catastrofici per il sottonaso, visto che i malefici baffi si fortificavano e diventavano un grigio insediamento che mal s’assortiva col rossetto. La palingenesi secondo la quale si è passati all’eurofestival dalla soave Gigliola Cinquetti che non aveva l’età, a Conchita Wurst che ha la barba, può servire a decriptare cos’è l’Europa, dove è, e dove vuole andare.

L’Europa è Conchita: una cosa che vuole non essere e che rivendica il diritto di fare ciochecacchiovuole per non esserlo. Non era, infatti, la stravagante delegazione che si è avviata da Putin. Monsieur Hollande, con il completo sempre più stretto e i pantaloni a zompafuosso e Kaiser Anghela stracucù, vestita uguale, ma con tre bottoni. Non avevamo un’alta commissariessa per gli affari esteri e la difesa, a Bruxelles? Ecco, se la Mogherini si fosse fatta crescere la barba, almeno si sarebbe vista. Falciani invece non ha la barba, ma ha lo stesso il tappeto rosso e magari pure la scorta, nel suo latitare. In questa Europa se uno ruba una scamorza perché ha fame o si scorda uno scontrino va in galera, ma se invece si frega milioni di dati sensibili di ignari clienti di banche e va in giro nel tentativo di venderli e ricattare a destra e a manca, è un eroe secondo quasi tutti. Suggeriamo al caro Fabrizio Corona di farsi assegnare ad un servizio sociale in una banca (ma che non sia la popolare del Boschi o Mps), di fare lo stesso e sarà istantaneamente santificato. Una botta di vita ce la fornisce il bel Tsipras. Io ignorante come una capra, quando la Spinellaccia fece la lista, pensavo fosse un illustre defunto greco, magari uno dimenticato dell’Iliade, invece è vero, vivo, vegeto e paraculo. E sta bellamente facendo ballare il Sirtaky a tutti i tecnocrati, che ora dovranno un po’ studiare, ballando ballando, per affibbiarci i debiti suoi. I nostri, i vostri, i loro. Troikà, troikà, ndringhetendrà.

Angela Piscitelli
 – Zona di frontiera.org
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