Renzi: “Se falliamo noi, arriva la troika”. Perché, lui invece da chi è stato mandato?

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12 dic – Renzi “Se falliamo noi, arriva la troika, sentito Juncker?”. Juncker minaccia Italia e Francia: “Riforme o conseguenze spiacevoli”  –   Padoan ammette il ricatto dei mercati: se sforassimo il 3% ci colpirebbero

Il nodo è anche la riforma elettorale. I renziani accusano la minoranza del Pd di volere le elezioni. “C’e’ – spiega un fedelissimo del premier – chi vuole speculare sui mali dell’Italia, andare contro le riforme vuol dire andare contro il Paese”. Graziano Delrio sottolinea che quanto e’ successo ieri in Commissione Affari costituzionali e’ parte della “vecchia politica”. “Se la minoranza del Pd vuole le urne lo dica”, dice, “noi vogliamo andare avanti fino al 2018”.

Voto anticipato? Il premier abusivo smentisce. “Per quello che mi riguarda la legislatura finisce a febbraio del 2018” ha affermato Renzi in conferenza stampa da Ankara. “La riforma costituzionale andrà in Aula a gennaio e rispetterà i termini previsti” ha aggiunto ribadendo la ferma intenzione di proseguire sul sentiero delle riforme.

Sulle riforme “ci sono talvolta incidenti di percorso” come quello che ” è accaduto in commissione alla Camera, recupereremo in Aula perché non è possibile fare soluzioni pasticciate e perché questo voto è stato considerato come segnale politico” ha detto Renzi. con riferimento all’approvazione dell’emendamento che cancella la nomina dei senatori a vita da parte del Capo dello Stato. “Il voto in commissione” alla Camera “è stato considerato come un segnale politico. Di segnali politici ne parleremo in modo chiaro in Assemblea” ha aggiunto Renzi.

Delrio non minacci i parlamentari”, intima Massimo D’Alema. “Evocare il Mattarellum – osserva un esponente della minoranza – e’ sbagliato. Voglio vedere dove trovano i voti…
Noi – aggiunge – non abbiamo paura del voto, se vogliono andiamo alle elezioni con il Consultellum…”. Il giorno dopo l’incidente parlamentare alla Camera, con il governo che e’ andato sotto sulle riforme, lo scontro non si placa. La minoranza del Pd e’ convinta che difficilmente il via libera alle riforme alla Camera e alla legge elettorale al Senato possa arrivare prima dell’elezione del nuovo Capo dello Stato.

E anche in FI il concetto e’ chiaro: “prima il Quirinale, altrimenti salta tutto”, si legge sul Mattinale. “Dei segnali politici parleremo domenica all’assemblea del Pd”, avverte il presidente del Consiglio. “Le riforme stanno marciando, a volte ci sono incidenti di percorso, ieri e’ accaduto nella commissione della Camera sulla riforma costituzionale.
Recupereremo in Aula perche’ le soluzioni non siano pasticciate”, aggiunge il premier. Gli stessi renziani escludono sanzioni o eventuali scissioni per il momento, ma il Capo dell’esecutivo e’ determinato ad accelerare e all’appuntamento del week end Renzi ribadira’ che e’ necessario avanzare spediti.

Intanto domani al Consiglio dei ministri approda il pacchetto ‘anti-corruzione’, con il rischio che il caso di Roma possa coinvolgere altre realta’ territoriali nel Paese, tanto che si sta pensando ad un coordinamentgo tra le procure per combatterela mafia che si e’ insediata nel sociale.

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