Fmi all’attacco contro fondazioni bancarie e banche popolari

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28 settembre  – “Sebbene le banche italiane abbiano compiuto recentemente progressi nel migliorare la loro governance aziendale, altrettanto deve essere fatto da fondazioni e grandi istituti popolari”.

L’esortazione arriva dal Fondo monetario internazionale che dedica un Working paper a come “riformare la corporate governance delle banche italiane” e fortemente critico verso fondazioni e grandi istituti popolari. In particolare, si legge nello studio, “ulteriori miglioramenti dovrebbero includere: rafforzare ancora l’esistente regolamentazione tramite regole piu’ strette per top management e azionisti di controllo; implementare la nuova regolamentazione dei prestiti tra parti correlate con definizioni stringenti; rafforzare la supervisione delle fondazioni quando sono azioniste di controllo delle banche; facilitare la trasformazione delle grandi popolari in societa’ per azioni”.

Nel mirino dei tecnici del Fondo finiscono soprattutto le grandi banche popolari e gli istituti controllati dalle fondazioni, la cui struttura proprietaria, afferma il paper, “solleva specifiche sfide per la corporate governance. Le fondazioni”, sottolineano i tecnici di Washington, “non hanno azionisti e sono soggette all’influenza politica, che finisce cosi’ per colpire la composizione dei corpi decisionali e le attivita’ delle banche italiane”. Le fondazioni, ricorda lo studio, “sono azioniste di maggioranza nel 23% delle attivita’ bancarie italiane attraverso la partecipazione in oltre il 20% del capitale bancario”. Inoltre, “in molte grandi banche controllano i consigli con una quota di proprieta’ anche inferiore, spesso attraverso accordi tra azionisti”.

Ma da rivedere, secondo il Fondo, e’ anche la struttura delle grandi banche popolari dove, sostiene lo studio, “le restrizioni imposte al possesso azionario e all’esercizio dei diritti di voto (una testa un voto) indeboliscono la valutazione di mercato e la capacita’ delle banche di raccogliere capitale da finanziatori esterni”. Per questo, conclude lo studio, “le grandi banche popolari e le banche controllate dalle fondazioni tendono a mostrare livelli di capitale piu’ bassi e qualita’ degli attivi piu’ debole rispetto alla media di sistema”. (AGI) .

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