In Iraq il Califfato islamico è già grande quanto l’Italia

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7 LUGLIO – Il “califfato islamico” vuole conquistare Roma, ma intanto occupa già un territorio grande quanto quasi tutta l’Italia. Secondo calcoli fatti da TMNews, infatti, emerge che la superficie complessiva del territorio controllato dai jhadisti guidati dal “Califfo” Abu Omar al Baghdadi tra Iraq e Siria è di circa 270mila chilometri quadrati. Un territorio, appunto, grande quanto tutta l’Italia esclusa la sola Sardegna con una popolazione stimata in 18 milioni di persone. Ma soprattutto un territorio con alcuni punti di forza del tutto innovativi: continuità geografica e religiosa, un capo carismatico autoctono, grandi mezzi militari e finanziari, una decisa operazione di pulizia identitaria.

Lo “Stato” ultra-islamico con confini ben tracciati da est di Aleppo in Siria fino a Fallujah a 60 chilometri a est della capitale irachena Baghdad. Un territorio con una continuità geografica anche se in via di consolidamento con 100mila chilometri quadrati in Siria e 170mila in Iraq. Insomma quasi la metà dell’intera superficie della Siria e oltre il 40 per cento di quella irachena.

Con la grande offensiva lanciata in Iraq un mese fa, i miliziani dell’Isis controllano già totalmente o in parte ben quattro province sunnite: Al Anbar, Salhuddine, Ninive e Diyala per un totale di abitanti di quasi 10 milioni di persone. L’offensiva in Iraq ha permesso all’Isis di consolidare le sue posizioni anche in Siria, arrivando a controllare la parte orientale della provincia di Homs (centro), buona parte delle provincia di Aleppo e Hassakè (Nord) e la totalità dei governatorati di Raqqa e Dier al Zur nella parte orientale della Siria.

Anche da un punto finanziario, i jihadisti, sembrano poter contare su risorse inimmaginabili fino a poco fa: ingenti somme ricavati dalle vendite del petrolio dei giacimenti di greggio presi sotto controllo soprattutto in Siria; la razzia di antichità in Iraq come in Siria e infine, le ingenti somme in contanti trovate nelle filiali della banca centrale irachena nelle città capoluogo espugnate come a Mosul e Tikrit. Prima della caduta di Mosul, nella cassa di Isis si trovavano circa 875 milioni di dollari, saliti subito dopo a 2 miliardi con i soldi rubati dalle banche e con le armi trafugate. Mezzi e munizioni da esercito vero e proprio, elicotteri compresi, spesso materiale di fabbricazione sovietica, non proprio all’avanguardia, ma che assolve al suo compito.

E per garantirsi la lealtà della popolazione, si sono scelti, a differenza di un recente passato un leader del posto: Abu Omar al Baghdadi è infatti un sunnita della città irachena Samara’ e gode di maggiore credibilità rispetto ad uno “straniero” come lo fù in passato il giordano di origini palestinesi ABU Musab al zarqawei ucciso in un raid Usa nel giugno del 2006. Inoltre i jihadisti hanno dato la caccia, in modo sistematico, agli oppositori e ai non-sunniti (sciiti, curdi e cristiani) durante la loro avanzata in Iraq. E’ quanto hanno raccontato alla Bbc gli sfollati incontrati nella città curda di Sinjar, nei pressi di Tal Afar. E per rafforzare il “fronte interno” dello stato i jihadisti hanno deportato circa 150 mila abitanti dalla provincia di Dier al Zur come riportato lo scorso 23 giugno l’Osseravtorio siriano per i diritti dell’uomo. Ma sono gli stessi abitanti che sentono il pericolo a lasciare le loro abitazioni: sono oltre un milione le persone fuggite in un mese dalle città conquistate dall’Isil, quali Mosul, Tikrit e altre; molti degli sfollati sono sciiti, cristiani e curdi.

Con il probabile intervento delle milizie sciite gli ultra islamisti sunniti non potranno probabilmente arrivare a Baghdad, cioè conquistare tutto l’Iraq, ma intanto stanno consolidando la loro presenza là dove già ci sono. Sarebbe sbagliato pensare che i jihadisti dell’Isis siano armati solo di kalasnikov: nei giorni scorsi hanno mostrato in una parata nella loro roccaforte siriana Raqqa un missile Scud ma soprattutto sanno usare benissimo i social network e le più innovative tecnologie informatiche e mediatiche. Infine, a differenza del passato, niente sequestri di occidentali, né video di decapitazione di ostaggi e nemmeno attacchi generalizzati a chiese e cristiani. Persino gli slogan anti-Usa e contro il nemico eterno di Israele sono spariti, come si è guardato bene il “califfo” al Baghdadi nella sua prima apparizione in pubblico nel quale si è limitato a “raccomandare” ai musulmani di obbedirlo.

Di Adib Fateh Ali Fth per TMNEWS

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