Benvenuti in Umbria: occupazione (quasi) zero, boom di fallimenti e turismo a chiacchiere

turismo19 GIUGNO – La macchina umbra che dovrebbe produrre nuova occupazione e nuovo sviluppo ha il motore acceso ma non riesce a muoversi: ha il freno a mano tirato. E questo è accaduto per l’ultimo periodo del 2013 e per il semestre in corso anche se qualche segnale positivo – per fare qualche metro in più di strada – c’è e fa bene sperare. L’Umbria però non sarà più la stessa: le piccole e medie aziende e le ditte individuati che hanno resistito allo tsunami crisi non possono più assumere: tutto resta a conduzione famigliare.

Si sono persi ulteriori 8,4 per cento di lavoro. Praticamente una azienda piccola o individuale è formata da 1,7 dipendenti con tanto di titolare. La media degli occupati anche in aziende grandi o multinazionali è di 13 addetti. La famosa media azienda umbra, cuore dell’economia, è ridotta a 4 lavoratori di media e spesso sono membri della famiglia a contratto. Nel 2013, secondo i dati Inps, i posti di lavoro andati in fumo in tutti i settori sono stati il 2,5 per cento. Un calo che arriva dopo altri 5 anni di crisi profonda che ha fatto vittime (molti i suicidi) ed ha trasformato l’assegno di cassa integrazione nell’unico sostentamento per migliaia di famiglie.

Per quanto riguarda l’occupazione, il 26% delle imprese umbre è registrato nell’ambito del Manifatturiero; il 22% circa nel Commercio. Seguono con valori tra l’11% e il 9%, nell’ordine: Costruzioni, Servizi alle imprese e Turismo.
Rispetto al quarto trimestre del 2012, nel quarto trimestre del 2013, l’occupazione è in forte aumento tra le imprese di Assicurazione e credito (+16%) e in modo molto più contenuto in Servizi alle imprese (+1,6%). Diminuisce in tutti gli altri comparti, e in modo più forte nelle Costruzioni (‐7,8%), Turismo e Agricoltura (intorno al 4%). Persino nel settore turismo la situazione è critica e dimostra come ad oggi non si è riusciti a trasformare l’Umbria in una regione per turisti che produce lavoro per chi ci vive. Manca una programmazione politica, manca un testimonial (come accade per le altre regioni) e forse servono anche nuove strutture di medio livello per tutte le tasche dei turisti nazionali ed esteri. Oltre che la tassazione locale e nazionale rende impossibile assumere e spesso tenere aperta l’azienda.

Boom dei fallimenti – Sono aumentati del 45%, rispetto ad una media nazionale del + 24%. Le imprese entrate invia di scioglimento e liquidazione sono cresciute del +25,5%. Il settore del Commercio registra la maggioranza delle iscrizioni nel primo trimestre 2014 (quasi il 30% del totale delle imprese classificate), seguito dalle Costruzioni con il 15%, Servizi alle imprese e Agricoltura con valori attorno al 12%. Rispetto al primo trimestre 2013, le iscrizioni di nuove imprese sono aumentate in tutti i comparti ad eccezione del comparto Assicurazione e credito che mostra invece una forte contrazione (‐21,4%). Gli incrementi più consistenti hanno riguardato Trasporti e spedizioni (quasi il 60%) e Costruzioni (quasi il 20%).

Cessazioni di attività La maggior parte delle cessazioni (26% ) si registra tra le imprese del Commercio; seguono Agricoltura (19%), Costruzioni (18%) e Servizi alle imprese (12%). Rispetto al primo trimestre del 2014, le cessazioni aumentano in Assicurazione e credito (+14%), Agricoltura (+8,5%) e Turismo (+5,7%); diminuiscono in misura significativa nel Manifatturiero (‐22%), Costruzioni (‐15%) e Commercio (‐11,6%).

La produzione industriale arretra: -0,1% a fronte del + 1,2% del dato medio nazionale. Ma nel Centro Italia il calo è stato dell’1,5%. Torna il segno meno nel Fatturato e gli Ordinativi. Vanno bene le industrie alimentari, quelle elettriche ed elettroniche le industrie meccaniche e dei trasporti. Male tutte le altre. Secca frenata nel comparto Moda I consumi delle famiglie, ancora bloccati, fanno calare le vendite nel Commercio

Nicola Bossi – www.perugiatoday.it

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