Shopping in Italia, Arabi comprano anche il 65% di Pal Zileri. Continuiamo a perdere pezzi

Last but not least Pal Zileri (e le licenze di Moschino e Cerruti), con l’acquisizione del 65% della Forall di Vicenza da parte del fondo sovrano del Qatar Mahyhoola, passa in mani straniere.

emitro11 febbr – Il Corriere del Veneto riporta indiscrezioni su una cifra attorno ai 100 milioni di euro, a fronte di 140 milioni di euro di ricavi nel 2013, 45 milioni di debiti, 800 dipendenti. L’elenco di marchi del Made in Italy che italiani hanno ceduto è giĂ  tanto lungo e continua con velocitĂ  ad aggiungere nomi e prodotti – solo pochi giorni fa la notizia della vendita di Poltrona Frau – che viene da domandarsi: chi sarĂ  il prossimo? Fiorucci, Valentino, Bulgari, Pomellato, Belfe, Coccinelle, Sixty, Fendi, Loro Piana nella moda. Stock, Olio Sasso, Risso Scotti, Algida, Gancia, Carapelli, Bertolli, Pernigotti, Antica Gelateria del Corso nel cibo e bevande. Wind, Fastweb, Telecom, Edison nei servizi.

Letta: non si deve difendere con le unghie e coi denti tutto cio’ che e’ italiano

I comparti dell’industria italiana si stanno svuotando. La crisi del mercato interno ha indubbiamente indebolito le aziende che producono beni di lusso, ma non si può fare a meno di notare che gli imprenditori lasciano con facilitĂ  la mano davanti ad un’allettante offerta economica.

Forse che il tanto celebrato orgoglio del Made in Italy non esiste? Il quotidiano veneto ricorda come Renzo Rosso, fondatore di Diesel, avesse lanciato l’allarme la scorsa estate, subito zittito dal ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato che lo aveva definito “provinciale”.

Andrea DonĂ  delle Rose, vicepresidente di Marzotto, dichiara di essere preoccupato, poichĂ© acquisizioni di questo genere trasferiscono la “testa”, anche se nello stesso corpo le gambe restano in Italia. E sino a quando? DonĂ  delle Rose: “La qualitĂ  del know-how ha un’importanza, ma i consumatori piĂą giovani sono meno attenti.

E resta la disattenzione dell’Italia sulla Moda, rispetto alla Francia.

Tutto muove dalla politica, da una spesa pubblica demenziale, da un problema fiscale enorme, dai costi dell’energia, dalla burocrazia.

Servirebbe un cambiamento che non vedo. Tra un po’ sarĂ  tardi”.

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