Il crollo economico in Italia causato quasi esclusivamente dall’austerità

crollo22 genn – L’agenzia EIR Strategic Alert di questa settimana dedica un servizio a quello che definisce giustamente il grande problema del nostro Paese, ovvero l’austerità, sfatando l’errata versione in base alla quale ci vengono ingiustamente imposti sacrifici sempre più insostenibili che peraltro non risolvono ma aggravano la nostra situazione socio-economica.

Da anni – scrive l’agenzia – si dice che l’Italia è instabile, inefficiente e poco competitiva sui mercati internazionali. Così gli organismi sovranazionali e i mercati finanziari giustificano le pressioni sul Paese per attuare le loro ricette liberiste. I dati sviluppati recentemente dal prof. Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison e docente all’Università Cattolica di Milano, dimostrano invece molto chiaramente che il crollo economico in Italia può essere attribuito quasi esclusivamente all’austerità.

In una serie di grafici presentati alla Stampa Estera di Milano la scorsa settimana, Fortis ha denunciato l’errore di pensare che l’Italia soffra la crisi più di altri per via della mancanza di competitività, e che per questo motivo il Paese debba fare le riforme strutturali per essere all’altezza degli altri.

La realtà è che nonostante i problemi rappresentati per esempio dalla burocrazia inefficiente, dal sistema politico instabile e dalle infrastrutture spesso carenti, l’Italia ha numerosi settori economici forti e un alto livello di patrimonio finanziario privato. Il secondo punto è molto importante, perché il grande debito pubblico dell’Italia viene sempre preso a pretesto per le richieste di tagli, liberalizzazioni e privatizzazioni.

Il problema è che misurare il debito pubblico in termini di Pil non ha senso, in quanto fornisce un quadro distorto del paese; in realtà il debito pubblico italiano è cresciuto molto meno di quello degli altri paesi europei e anche degli Stati Uniti dallo scoppio della crisi finanziaria globale, e in termini monetari il debito pubblico della Germania è ora più grande di quello italiano, mentre quello della Francia è solo leggermente più piccolo. Il primo grafico presentato dal prof. Fortis mostra il fatturato dell’industria italiana (escluso il settore edile).

Si vede che dopo la fase acuta della crisi internazionale nel 2008-2009, l’export (linea verde) è tornato ai livelli pre-crisi, mentre le vendite sul mercato interno (linea rossa) sono crollate a partire dalla metà del 2011, proprio quando comincia l’austerità “made in Europe”.(OPI – 21.1.2014)

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