Troppa burocrazia e vincoli, i porti italiani perdono quote a favore di quelli del Nordafrica

navi5 dic – L’Italia sta perdendo posizioni nelle rotte delle navi commerciali nel Mediterraneo a favore di competitors, non solo europei. E’ quanto emerge dallo studio su “L’Italia e l’economia del Mediterraneo” del centro di ricerche economiche Srm di Napoli. Lo studio evidenzia che tra il 2005 e il 2012 i porti hub della sponda Sud del Mediterraneo hanno incrementato la propria quota di mercato dal 18% al 27% grazie all’avanzamento di strutture come Tanger Med e Port Said, che stanno mettendo in difficoltà gli hub di transhipment del Sud Italia. Il gap rischia di allargarsi ancora visto che il rapporto evidenzia come i Paesi della sponda Sud stanno investendo nel rafforzamento delle loro infrastrutture: la Tunisia ha stanziato per il settore dei trasporti oltre 4,2 miliardi di euro nel periodo 2010-2014.

Nel Mediterraneo, ricorda lo studio, transita il 19% del traffico marittimo mondiale e l’area diventa sempre più passaggio obbligato per le grandi compagnie di shipping che continuano a perseguire la politica del gigantismo navale alla ricerca di economie di scala e che quindi privilegiano il canale di Suez nelle rotte Est-Ovest.

L’obiettivo del rilancio dell’Italia quale asse strategico dei traffici all’interno del Mediterraneo è possibile perché vi sono i presupposti, non solo geografici ma soprattutto commerciali visto che il 76% dell’interscambio commerciale con l’Area Med avviene attraverso le “vie del mare”. “Appare chiaro – si legge – che per superare la crisi e proiettare il nostro Paese verso orizzonti di competitività e crescita internazionale concretizzando le opportunità di sviluppo connesse ai traffici marittimi, occorrerà quanto prima superare i vincoli infrastrutturali che caratterizzano i nostri porti. Bisogna rendere fluido, efficiente ed efficace il processo logistico riducendo i tempi per il passaggio delle merci dai porti ai centri di consumo; snellire i vincoli burocratici e procedurali connessi alle operazioni portuali; garantire una certezza dei fondi a disposizione per lo sviluppo delle infrastrutture”.(ANSAmed).

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