Afghanistan, sempre piu’ bambini abusati: sfruttati come schiavi sessuali, e’ allarme

19 sett – In Afghanistan il fenomeno dei ‘bacha bazi’, i ‘bambini ballerini’, e’ in crescita. L’allarme arriva dalla Commissione indipendente afghana per i diritti umani (Airch), la stessa che rischia il ‘downgrade’ e quindi di vedere compromessi i finanziamenti e, di conseguenza, il suo lavoro a causa delle ultime nomine decise dal presidente afghano Hamid Karzai. Secondo l’Airch – che tra i commissari, per volonta’ di Karzai, conta un ex funzionario del regime dei Talebani, una esponente del partito Jamiat-i-Islami e un alto ufficiale di polizia in pensione – sempre piu’ bambini e ragazzini afghani sono costretti ad abusi, a essere sfruttati come schiavi sessuali dai ricchi e dai potenti, a vestirsi da donne per danzare nelle feste riservate agli uomini.

Quello dei ‘bacha bazi’ resta uno degli abusi meno denunciati in Afghanistan. Un fenomeno che sembra essere ignorato dal governo e dai suoi sostenitori. Una vecchia ‘usanza’ proibita dal regime dei Talebani (1996-2001) e che ora si starebbe diffondendo in molte zone del Paese. ”Prima i ‘bacha bazi’ erano solo in alcune aree, ora sono ovunque. Nella provincia di Takhar e in tutto il resto del nord – ha detto in un’intervista a Irin Suraya Subhrang, commissario dell’Airch – Succedono molte cose in assenza di un governo centrale forte, dello stato di diritto e in presenza della cultura dell’impunita’ e in una situazione in cui le leggi non vengono applicate”.

Il fenomeno sarebbe cresciuto anche nelle zone pashtun del sud, oltre che nella capitale, secondo le denunce di ricercatori per i diritti umani e funzionari occidentali interpellati lo scorso anno dal Washington Post. Cresce nelle zone rurali tra chi ha abbastanza denaro e influenza, ma anche tra l’elite urbana. E’ una questione delicata, con molte persone coinvolte. Il fenomeno e’ in crescita a causa della poverta’ e dei molti bambini sfollati e orfani nel Paese martoriato da decenni di guerre. Ed e’ allarmante anche per il futuro di questi bambini, che solitamente vengono ‘liberati’ intorno ai 18 anni e che difficilmente denunciano gli abusi subiti per paura di essere bollati dallo stigma, nel timore di finire vittime di ‘delitti d’onore’ o di rappresaglie.

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