Governo: Bersani non esclude un passo indietro, spunta l’ipotesi Bindi

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7 mar. – Pier Luigi Bersani lo dice chiaro e tondo: “non ci sono questioni personali”. Intervenendo in serata a Otto e Mezzo, il segretario Pd fa capire chiaramente che non vuole essere considerato un ostacolo per la ricerca di una soluzione in grado di dare governabilita’ al Paese.

Al di la’ delle parole, dunque, emerge la disponibilita’ a un passo indietro rispetto all’incarico per dar vita a un nuovo governo, purche’ questo serva a dare il necessario rilievo al peso che il suo partito avra’ nella prossima legislatura. Ancora si sta ragionando al Nazareno, ma tale e’ il peso che si vuole dare alla cosiddetta “ipotesi A”, che il segretario starebbe valutando anche di fare il passo indietro pur di dare ali alla sua proposta e fare del Pd il perno della prossima maggioranza di Governo, forte di quei 460 parlamentari rivendicati ancora questa sera.

Oltre alle proposte, dunque, si cercano anche personalita’ che possano interpretare un ruolo di apertura verso i movimenti della societa’ civile e il Movimento 5 Stelle. Per questo non si esclude che nella rosa dei nomi che il Pd potrebbe indicare al Capo dello Stato per cercare di trovare un’intesa con Grillo, oltre che con Monti, ci sia anche quello di Rosy Bindi, presidente dell’assemblea Pd, ma anche vice presidente della Camera, che tra l’altro ispiro’ il movimento di donne ‘Se non ora quando’.

Oltre al suo nome si affiancherebbero anche quelli di altre personalita’ in grado di coagulare un ampio consenso per tentare di dare vita a quell’esecutivo “di cambiamento” di cui oggi ha parlato lo stesso Bersani. Questa una delle ipotesi, ma il primo passaggio sara’ comunque quello per l’individuazione dei presidenti di Camera e Senato, passaggio cruciale verso il quale anche il Capo dello Stato sta concentrando la sua attenzione.

Un’altra opzione sarebbe quella di definire una squadra di governo, con alcuni ministri vicini al Movimento 5 stelle. Tra i ‘boatos’ che si rincorrono in Transatlantico si fanno anche i nomi per alcuni dicastero che potrebbero ‘spettare’ a figure vicine a Grillo, come Renzo Piano per le Infrastrutture, Dario Fo alla Cultura, il procuratore capo di Torino, Guariniello per la Giustizia. Si fanno anche i nomi di Stefano Rodota’ e Gustavo Zagrebelski proprio per cercare di ottenere l’ok dell’M5S. Bersani ha ribadito piu’ volte che il Pd, sulla base dei risultati elettorali, ha le carte in regola per provarci.

“Tocca a noi fare una proposta, che non e’ una pretesa e tantomeno una mia pretesa, ma un dovere”, ha sottolineato oggi. E ufficialmente sia la direzione di ieri sia i vertici del partito insistono che non esitono piani B. Ma nel Pd l’idea di un voto anticipato non raccoglie grande entusiasmo e cosi’ sono in molti a ritenere che alla fine il segretario, fedele a quel “prima di tutto l’Italia” che e’ da mesi il suo slogan, fara’ spontaneamente un passo se non proprio indietro almeno di lato.

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