Ex pentito Brusca accusa Mancino: il “papello” di Riina era per lui

MANCINO

1 feb. – “Nicola Mancino era il destinatario finale del ‘papello'”, il documento con le richieste di Cosa Nostra allo Stato per fermare le stragi. Lo ha detto l’ex pentito Giovanni Brusca, interrogato dal Gup di Palermo Piergiorgio Morosini nell’udienza preliminare per la trattativa Stato-mafia, in cui e’ tra gli imputati. Il ‘papello’, che conteneva le condizioni del boss corleonese Toto’ Riina, sarebbe stato affidato all’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino all’epoca in cui Mancino era ministro dell’Interno.

“Confermo quanto ho sempre sostenuto, cioe’ che nel periodo in cui ho rivestito la carica di ministro dell’Interno non ho ma ricevuto, da parte di chicchessia, alcuna rischiesta di alleggerimento del contrasto, che fu senza quartiere da parte dello dello Stato, alla mafia e alle altre forme di criminalita’ organizzata”, ha replicato Mancino, presente oggi nell’aula di Rebibbia, e che e’ imputato solo di falsa testimonianza.

Brusca, che ha accettato di essere interrogato dal Gup benche’ in quanto imputato avrebbe potuto avvalersi della facolta’ di non rispondere, ha sostenuto anche che per fare pressioni sulla politica gli era stato affidato l’incarico di assassinare l’ex ministro democristiano del Mezzogiorno, Calogero Mannino. Poi i capimafia gli avrebbero chiesto di sospendere il piano per l’omicidio. La tesi della Procura e’ che Mannino abbia assunto un ruolo nella trattativa proprio nel timore di essere ucciso. L’ex ministro ha chiesto e ottenuto di essere processato col rito abbreviato e la sua posizione e’ stata percio’ stralciata.

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