Abortisce la 16enne violentata dal datore di lavoro nigeriano

16 nov – È successo ad una giovane polesana di 16 anni, vittima di uno stupro da parte di un nigeriano di 46 anni, padre delle due bimbe che accudiva. Per questo l’uomo, che lavora saltuariamente, è stato rinviato a giudizio per violenza sessuale ed il processo a suo carico inizierà il 23 febbraio prossimo.

L’episodio è accaduto lo scorso marzo, in un piccolo paese. La ragazzina da qualche tempo andava a casa dei suoi vicini nigeriani, il 46enne e la moglie, per accudire le due bimbe della coppia. Dato che la straniera se ne va presto di casa la mattina per lavoro, la 16enne arrivava per le pulizie e per svolgere i compiti di babysitter fin quando il padre non le portava all’asilo. Il tutto per circa 200 euro al mese.

Una mattina di otto mesi fa, però, il 46enne perde la testa. Entra nella stanza delle due figlie, le fa uscire, e rimasto solo con la giovanissima polesana l’assale. Il rapporto sessuale consumato mentre le due bimbe piangono dietro una porta chiusa è non solo violento ma anche completo. Poi, le minacce alla 16enne: «Taci o potrebbe capitarti qualcosa di brutto», e un consiglio dal sapore quasi beffardo: «Se vuoi evitare di restare incinta bevi un bicchiere con acqua e sale». La ragazzina torna a casa sconvolta, e non parla con nessuno. Poi, però, si accorge di essere rimasta incinta. Ne parla con la madre, vuotando il sacco su quanto accaduto quella mattina a casa del vicino.

La donna a quel punto decide di sporgere denuncia ai carabinieri, coinvolgendo anche i servizi sociali nel doloroso percorso che poi sfocia nell’aborto della figlia ancora minorenne. La Procura nel corso degli accertamenti valuta come attendibile la ricostruzione della violenza sessuale fornita agli inquirenti dalla vittima, e arriva fino alla chiusura delle indagini chiedendo il rinvio a giudizio del 46enne nigeriano.

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