Stato-mafia, ira di Napolitano: “Insinuati sospetti su di me”

15 ott – “Una decisione obbligata“. Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito l’atto con cui a fine luglio ha sollevando il conflitto di attribuzione con la Procura di Palermo davanti alla Corte Costituzionale. La decisione di ricorrere alla Consulta, ha precisato Napolitano durante l’intervento all’inaugurazione dei corsi della Scuola superiore della magistratura a Scandicci (Firenze), è stata ispirata da “trasparenza e coerenza”.

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“Come purtroppo ricordiamo, si è tentato da qualche parte di mescolare tale iniziativa, di assoluta correttezza istituzionale – ha sottolineato il capo dello Stato – con il travagliato percorso delle indagini giudiziarie sulle ipotesi di trattativa Stato-mafia negli anni ’90, insinuando nel modo più gratuito il sospetto di interferenze -smentite da tutti gli interessati- da parte della presidenza della Repubblica”.

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“Quel tentativo, condotto attraverso i canali di un’informazione sensazionalistica e di qualche marginale settore politico, è durato poco -ha aggiunto il Capo dello Stato- ma ne è stata pesantemente investita una persona, il magistrato di straordinaria linearità e probità, Loris D’Ambrosio”.

Napolitano ha quindi ricordato che è proprio dedicato alla sua memoria la pubblicazione ‘Sulla Giustizia’, che raccoglie i discorsi del Capo dello Stato, insieme all’inedito scambio epistolare tra Napolitano e D’Ambrosio avvenuto a giugno scorso subito dopo le notizie di stampa sulle conversazioni telefoniche intercettate nell’ambito dell’indagine della Procura della Repubblica di Palermo sulla presenta trattativa Stato-mafia. adnk

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