Non era un sogno, quella sera a cena in un noto ristorante imolese.

ROMA 26 GEN – La scorsa notte ho sognato Armando Manocchia e Giovanni Sartori, attovagliati in un noto ristorante di Imola, mentre godevano delle delizie di un raffinato menù e avevano l’aria di due amici che si ritrovano dopo una lunga separazione. Grande è stata la sorpresa quando ho letto sul Corriere di oggi uno straordinario fondo di Giovanni Sartori. Il tema è quello della cittadinanza agli immigrati.

Il Professore sottolinea che in Inghilterra e Francia “Una parte significativa della terza generazione di immigrati non si è affatto ‘integrata’. Vive in periferie ribelli e ridiventa, o sempre più diventa, islamica”.

Pensando al nostro Paese, Sartori propone una soluzione di buon senso, di certo condivisibile da molti cittadini italiani. Egli così prosegue:”Da sempre il diritto di cittadinanza è fondato sui due principi del’jus soli’ (diventi cittadino di dove nasci) oppure del ‘jus sanguinis’ (mantieni la cittadinanza dei tuoi genitori). Vorrei proporre un terzo principio: la concessione della residenza permanente trasferibile ai figli, ma pur sempre revocabile. Chiunque entri in un Paese legalmente, con le carte in regola e un posto di lavoro non dico assicurato ma quantomeno promesso o credibile, diventa residente a vita (senza faticosi e inutili rinnovi).

Certo, se un residente viene pizzicato per strada a vendere droga, a rubare, e simili, la residenza viene cancellata e
l’espulsione è automatica. (…) L’unica privazione di questo status è il diritto di voto; il che non mi sembra terribile a meno che i residenti in questione vogliano condizionare e controllare un Paese creando il loro partito (islamico o altro). Se così fosse, è proprio quel che io raccomanderei di impedire.”.
A volte, qualche sogno si avvera! Siamo in molti a pensarla come Giovanni e Armando. Alla prossima cena imolese, invitate anche il sottoscritto!

guglielmo donnini

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