Una forbice sempre piu’ larga tra stipendio e prelievo

di Claudio Romiti

Circola in questi giorni un dato piuttosto allarmante, sebbene prevedibile per chi osserva il Paese senza i paraocchi da parecchio tempo: il livello del salario medio italiano è appena ventiduesimo tra i trentaquattro Paesi che fanno parte dell’Ocse. La cosa interessante è che, tuttavia, come prelievo fiscale sugli stessi salari siamo al quinto posto, realizzando una impressionante forbice tra stipendio e prelievo che gli ulteriori inasprimenti decisi dal governo Monti sono destinati ad ampliare.

Ma non basta, a quanto risulta dagli studi più recenti, il potere d’acquisto degli stessi salari è rimasto fermo a dieci anni orsono, complice in questo il bassissimo tasso di produttività, anch’esso praticamente al palo, rilevato in questi ultimi anni. Tutto ciò ci aiuta a chiarire un quadro, reso troppo spesso confuso dalle cortine fumogene di una propaganda politica statalista, assolutamente egemone nel mondo dell’informazione, in cui emerge un sistema economico caratterizzato da una crescente fiscalità e da una declinante qualità e quantità della ricchezza prodotta.

In sostanza, per dirla ancora più semplicemente, paghiamo nel complesso sempre più tasse e lavoriamo sempre meno e soprattutto peggio. Ebbene, se questa necessaria semplificazione fosse tuttavia reale, qualunque governo ne dovrebbe tener grande conto in ogni decisione, soprattutto sul piano della politica economica e della fiscalità.

Questo almeno, ma a quanto risulta così non è, se lo stesso governo fosse composto da personaggi in grado di osservare il nostro sistema economico in modo organico ed integrato. A tale proposito, una visione molto istruttiva e completa l’ha offerta il grande economista e filosofo liberale Friedrich von Hayek, il quale immaginava la produzione di ricchezza di una società come una sorta di fondo comune in cui, però, la relativa redistribuzione non doveva avvenire attraverso l’intermediazione di un ente burocratico, così come propugnano i nostri sinistri collettivisti, bensì per mezzo di regole molto ampie entro le quali i più bravi e più abili potessero emergere, attribuendo allo Stato il compito di tutelare le persone in reale difficoltà.

Ebbene, secondo questo illustre economista-pensatore, solo lasciando molto spazio alla libertà individuale il citato fondo comune si protrebbe accrescere, generando poi quel diffuso benessere materiale che sta a cuore ad ogni popolo. Ora, è doveroso precisarlo, una analoga visione d’insieme non sembra costituire il tratto saliente dell’attuale esecutivo dei tecnici, Mario Monti ovviamente in testa.

Anzi, pur essendo considerato da sempre un autentico liberale, l’attuale Presidente del Consiglio sembra aver sposato una linea d’azione che va esattamente nella direzione opposta rispetto a quella teorizzata dal compianto premio nobel austriaco. Tant’è che, allo stato, gli ultimi provvedimenti del suo governo hanno ulteriormente aggravato la già forte incidenza della fiscalità sull’intero sistema produttivo italiano, penalizzando soprattutto i consumi e gli investimenti, senza alleggerire di una virgola il peso di una normativa e di una burocrazia a dir poco opprimente.

E tutto questo con l’idea, a mio avviso del tutto velleitaria, di riequilibrare i conti pubblici senza deprimere la capacità della nostra economia di creare ricchezza. In realtà, come mi trovo costretto a ripetere da tempo, il risultato d’insieme dell’ultima manovra, anzichè invertire la tendenza in atto, renderà ancor più critica la condizione generale del Paese sul piano della produttività complessiva.

Per concludere, ciò si renderà evidente con un Prodotto interno lordo in discesa e, conseguentemente, con un gettito tributario, nonostante i terribili inasprimenti di questi ultimi tempi, in continuo calo. D’altro canto, questo accade quando si continua a lavorare sempre meno ed a pagare sempre più tasse.

Claudio Romiti

SOSTIENI IMOLAOGGI
il sito di informazione libera diretto da Armando Manocchia

IBAN: IT59R0538721000000003468037 BIC BPMOIT22XXX
Postepay 5333 1711 3273 2534
Codice Fiscale: MNCRND56A30F717K