Manovra: fusione di Comuni, gli scenari in provincia di Bologna

Quattro Unioni di Comuni (Reno-Galliera, Terre d’Acqua, Terre di Pianura e Valle del Samoggia) e il Circondario imolese. Molte piccole amministrazioni della Provincia di Bologna sembrano essere già pronte a muoversi nella direzione dell’accorpamento dei loro Comuni, spingendosi oltre la gestione associata di alcune funzioni e servizi per cui questi enti territoriali di secondo grado sono stati istituiti, e anche se il numero dei loro abitanti supera quella soglia dei “mille” fissata dal Decreto legge anticrisi approvato dal Governo il 12 agosto.

Sono 34 i Primi Cittadini interessati dalla gestione associata: 8 per l’Unione Reno-Galliera, 6 per quella Terre d’Acqua, 4 per l’Unione Terre di Pianura, 6 per quella Valsamoggia e 10 per il Circondario imolese. E più di un Sindaco, soprattutto della Bassa e della Montagna, sembra essere convinto, in linea di principio, che il futuro sia quello dell’accorpamento delle piccole amministrazioni, anche se avrebbe preferito che questa decisione non fosse stata calata dall’alto attraverso un decreto legge ma arrivasse con un referendum consultivo.

E se la prospettiva di una fusione sembra essere più facilmente realizzabile per le Unioni dei Comuni, qualche ostacolo in più si affaccia sul versante del Circondario imolese, perché appare evidentemente impossibile l’accorpamento delle amministrazioni più grandi come Imola e Castel San Pietro.
Ecco quindi che a immaginare la fusione sono i quattro Comuni della Valle del Santerno. Anche in questo caso, però, sorge qualche perplessità, di cui si fa portavoce il Primo Cittadino di Castel del Rio Alberto Baldazzi: per momento non c’è un istituto giuridico che definisca l’azzeramento delle amministrazioni, che non può avvenire per decreto, e l’azzeramento dei piccoli Comuni porterebbe a benefici economici irrisori.

Luca Balduzzi

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