L’Italia si è “evoluta” da Paese molto ignorante in Paese morto istruito

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Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita. Un paese così è un paese morto

di Franco Luceri – Giovanni Giolitti era convinto che gli italiani si potessero governare solo da istruiti, altrimenti governarli non era difficile era “inutile“. E si sarà rivoltato nella tomba leggendo con che parole Piero Angela ha certificato l’evoluzione  culturale e morale italiana:

“Il problema dell’Italia è un problema morale. Ogni giorno leggiamo di casi di corruzione. Non sono solo politici, palazzinari, delinquenti, sono anche avvocati, giudici, uomini della Guardia di Finanza, dipendenti pubblici che truffano lo Stato per cui lavorano.
Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita.
Un paese così non può funzionare.
È un paese morto”.

Otto decenni di istruzione obbligatoria e di politica pseudo democratica sono bastati per convertire l’Italia da paese molto contadino in paese morto professore. 
E prima che sia tardi, qualche spunto di riflessione, almeno dalle parole di Piero Angela dovremmo cercare di coglierlo, per capire quando il “cibo istruzione” passa da vitale a mortale per i neuroni.

Ma guai a pensare che sia la cultura a rendere ladri e approfittatori gli istruiti. La stessa cultura che ha reso geni i nonni e bisnonni ora sta rendendo stupidi i figli e i nipoti. E solo rendendo stupido un popolo si può istigarlo a rubare o delinquere.
Un soggetto intelligente lo lasci in una banca con le chiavi della cassaforte e non gli viene nemmeno la curiosità di aprirla.
Quindi c’è solo da capire perché la stessa cultura che in una generazione forma geni, nella successiva sforna idioti: quale modello di habitat scoraggia e quale istiga alla disonestà, professionisti, politici e banchieri?

Nel cervello umano i neuroni si sviluppano meglio se alimentati da soluzioni scientifiche incontestabili grazie a l’istruzione, come credono i più; o se impegnati a proprio rischio e spesa a risolvere concretamente e onestamente problemi di vita o di morte, come fa qualunque lavoratore?

Chi ha il cervello insaccato come una scatoletta di tonno di soluzioni garantite, finisce per convincersi di essere al top della conoscenza; e fidandosi ciecamente del sapere teorico immagazzinato, incomincia a perdere senso critico, curiosità e creatività e quindi si impoverisce di quella intelligenza istintiva che la natura dona a tutti gli esseri viventi.

Se accetti che due più due fa quattro, sempre e ovunque, perdi la curiosità di controllare se le ultime mutazioni sociali, ambientali ed economiche hanno alterato la realtà oggettiva tanto da rendere urgente e vitale un aggiustamento di rotta alle tue miracolose soluzioni.
Quando i dubbi si trasformano in certezze; i neuroni, sapendosi arrivati al massimo traguardo della conoscenza, si assopiscono come dopo una sbornia.
Insomma, i problemi affrontati personalmente e concretamente a proprio rischio e spesa, senza avere in tasca soluzioni miracolose, sono il cibo quotidiano che nutre e conserva sveglio e “FINO” il cervello ai contadini ignoranti e a tutte le persone di buon senso; viceversa le soluzioni sempre pronte e calate dall’alto a costo zero addormentano anche i prof. geni.

E una volta spento il campanello d’allarme del senso critico, della curiosità e creatività, gli istruiti ricominciano a creare problemi invece di risolverli. E grazie alla scia di errori e guasti che si lasciano dietro, alla lunga, se non loro, i loro figli e nipoti, finiscono per tornare con i piedi per terra, quanto basta per capire che non saranno mai i popoli ignoranti ad adattarsi all’uomo di scienza, ma deve essere l’intellettuale ad adattare il proprio sapere teorico alle continue mutazioni sociali economiche e ambientali.

Nell’ultimo secolo l’umanità è passata in massa dall’ignorare molto al sapere tutto; dal dubbio alla certezza che la cultura è un definitivo salto avanti nell’intelligenza, ma lo sta facendo indietro, perché intelligenti veri si diventa maneggiando problemi, commettendo errori e correggendo sempre a proprio rischio e spesa, fino a garantire vere soluzioni oneste.
Mentre l’istruzione e l’informazione ti protegge da qualunque errore insaccandoti il cervello di soluzioni teoriche, incontestabili.
E questo basta a spedirti in letargo i neuroni che si conservano svegli e in buona salute solo grazie alla presenza di problemi e alla curiosità di capire se si è in grado di risolverli  con soluzioni oneste ed efficaci.
Ma “se non ci sono punizioni per chi sbaglia né premi per chi merita“, basta questo ad uccidere popolo e Stato.

In Italia sul ring della competizione economica finiscono tutte le categorie sociali dalla più istruita alla più ignorante e questo basta ad istigare al crimine qualunque cittadino in difficoltà nel disperato tentativo di salvarsi.
Professionisti, politici e banchieri dovrebbero essere esclusi dalla competizione e costretti a rimanere terzi come i giudici, perché provvisti di tre “armi atomiche“: scienza, leggi e denaro, sufficienti a sterminare interi popoli o devastare il pianeta.

Perciò rassegniamoci, c’è una sola soluzione alla catastrofe del liberismo e non si chiama comunismo.
Basta escludere dalla competizione i soggetti armati: i professionisti armati di scienza, i politici di leggi e i banchieri di denaro.

Chi deve competere nel mondo sono gli imprenditori e con l’obbligo di tenere occupati tutti i soggetti adulti in grado di produrre ricchezza per sé e per chi non è autosufficiente.
E a disegnare giuridicamente un sistema sociale funzionante di questo tipo dovrebbero pensarci professionisti politici e banchieri a loro rischio e spesa. Perché lasciali liberi di speculare sui bisogni e sulle disgrazie dei popoli è come isticali ad arricchire sfruttando e asservendo popoli, stati e pianeta.

Franco Luceri

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