Corsi di formazione per 1.500 lavoratori di 32 aziende, ma con un problema: si trattava di corsi fittizi. Tre imprenditori italiani sono finiti nei guai per una mega frode di 40 milioni di euro contro l’Unione Europea. I tre sono stati al centro di un’indagine dei carabinieri, che hanno eseguito un’ordinanza del gip di Brescia, su richiesta della procura europea – ufficio Milano.
Truffa contro l’Unione Europea
Sono accusati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio, tutto in concorso tra loro. Due di loro sono finiti agli arresti domiciliari e per il terzo è scatta un’interdittiva, ovvero il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione e quello di esercitare uffici direttivi nelle persone giuridiche e nelle imprese.
L’operazione si è conclusa lo scorso 25 novembre tra le province di Milano, Brescia e Foggia. A coordinare tutto sono stati gli uomini del Nucleo operativo del Gruppo tutela lavoro di Milano e la Sezione Eppo del Nucleo investigativo di Milano.
I falsi corsi di formazione con fondi Ue
L’indagine dei militari nasce con l’obiettivo di verificare come sono stati utilizzati i finanziamenti alle imprese predisposti dall’Unione Europea attraverso il ‘Fondo nuove competenze’. Grazie a un dettagliato lavoro di intercettazioni, analisi dei flussi finanziari e all’interrogatorio di oltre 200 lavoratori coinvolti, gli investigatori hanno potuto accertare l’esistenza di due gruppi societari che fornivano attività di consulenza, predisponendo corsi di formazione inesistenti attraverso una apposita piattaforma informatica.
Frode da 40 milioni e immobili comprati per 20 milioni
Una pratica truffaldina che ha permesso agli imprenditori coinvolti di frodare circa 40 milioni di euro all’Ue. Si tratta di denaro destinato a coprire una rilevante quota della retribuzione dei dipendenti che le aziende ‘invitavano’ a frequentare i presunti corsi di formazione per implementarne le competenze. Non solo: ottenuto il denaro, gli indagati lo investivano in complesse operazioni finanziarie. Per esempio acquistando, mediante società appositamente create sia nel Milanese che nel Bresciano, immobili per un valore di circa 20 milioni di euro.
Sette in tutto gli indagati
Oltre ai tre imprenditori al centro delle indagini, sono stati eseguiti anche sette decreti di perquisizione a carico di altrettante persone fisiche e giuridiche. Tutti sono indagati per gli stessi reati, ma non sono stati colpiti da misure. Complessivamente sette persone, legate a sette società , risultano indagate. E, secondo gli investigatori, avrebbero avuto diversi ruoli nell’articolata truffa ai danni dell’Unione europea.
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