Massa Lombarda, massacrata in strada perché “troppo integrata e senza velo”

donna aggredita da islamici a Massa Lombarda

“Colpevole” – secondo gli aggressori – di essere “troppo integrata” tra gli italiani e una passeggiata si è trasformata in un trauma a vita

È un episodio spaventoso quello che è avvenuto sabato scorso nel cuore del centro storico di Massa Lombarda, dove una donna di 32 anni di origini algerine – ma residente in Italia da quando ne aveva sette – è stata aggredita a pugni mentre tornava a casa insieme alla figlia di sei anni. Una donna che da quel giorno vive nel terrore di nuove aggressioni e di ritorsioni.

“Stavo tornando a casa dopo essere andata a mangiare una pizza con mia figlia – spiega Lara (nome di fantasia per proteggere l’identità della vittima) -. Arrivate davanti alla tabaccheria di Corso Vittorio Veneto, attorno alle 11, ci ha avvicinate un ragazzo arabo salutandoci dicendoci ‘salam’. Io ho abbozzato un sorriso e ho ricambiato il saluto. Altri due ragazzi connazionali che erano con lui stavano prendendo le sigarette dal distributore automatico. A quel punto il ragazzo si è avvicinato e mi ha sfiorato la mano. Io mi sono allontanata avvicinandomi a mia figlia. Lui per tutta risposta ha iniziato a offendermi e a chiamarmi “puttana” in arabo, per poi sputare colpendo mia figlia. Io non ci ho più visto e ho ricambiato lo sputo”.

La reazione dell’uomo è violentissima

“Mi ha dato un calcio fortissimo in mezzo alle gambe, causandomi un dolore atroce – continua la 32enne -. Quando ho minacciato di chiamare i Carabinieri e ho iniziato a riprenderlo con il cellulare, lui mi ha preso il telefono e lo ha scagliato per terra, per poi tirarmi il primo pugno che mi ha colpito l’orecchio, dal quale oggi ancora non sento, e la mandibola, facendomi sputare sangue. Ha continuato a colpirmi con altri pugni e una testata, il tutto davanti a mia figlia che urlava terrorizzata. Ho iniziato a gridare anche io in cerca di aiuto, fino a quando alcune persone si sono avvicinate e hanno fermato l’aggressore, che poi è scappato”.

I passanti hanno subito chiamato un’ambulanza e sul posto sono arrivati anche i Carabinieri e i genitori di Lara, avvisati dalla stessa. La ferita è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale di Lugo, dove è stata visitata e da dove è stata poi dimessa con una prognosi di dieci giorni per “contusione mandibolare e a livello dei genitali esterni”, si legge nel referto dell’Umberto I. La donna ha anche sporto denuncia ai Carabinieri della stazione di Massa Lombarda, che hanno acquisito i filmati delle videocamere di sorveglianza della tabaccheria.

“Tutto questo è successo solo perché io sono molto integrata con gli italiani – dice Lara con la voce rotta dall’angoscia e dalla rabbia -. Io mi vesto da occidentale con gonne e pantaloncini, sono tatuata, fumo sigarette, esco con gli italiani e, soprattutto, non porto il velo: se quella sera avessi avuto il velo, sono sicura che non sarei mai stata aggredita. Io però prego anche, faccio il digiuno, ma allo stesso tempo vado in Chiesa perché anche quella è la casa di Dio. Io sono cresciuta in Italia, le mie due figlie sono nate e cresciute qua, mia madre porta il velo ma né lei, né mio padre hanno mai avuto da ridire per le mie scelte di vita. Io però odio questa cultura per quello che ha fatto a me e a mia figlia, che è sotto shock e ha paura anche quando vado a buttare la spazzatura, perché teme che possano aggredirmi di nuovo. Questi uomini, quando vedono una donna araba occidentalizzata e senza il velo, hanno paura che altre possano imitarla”.

Lara, poi, non è nuova alle violenze

“Mio marito mi picchiava, tanto che è scattata la procedura di ‘Codice rosso’ – riferisce -. Oggi sono una donna libera, ho la mia casa e mantengo da sola i miei figli. Eppure adesso ho paura: due giorni fa il mio aggressore era in piazza, mi ha chiamata un’amica per dirmi di non uscire di casa. So che vuole scusarsi, ma io non lo perdonerò mai. Dei suoi amici mi hanno anche offerto dei soldi per spingermi a ritirare la denuncia. Ma io voglio solo che venga fatta giustizia, per me e per mia figlia; per questo ho assunto un avvocato, anche se non posso permettermelo. Perché io non dormo più, vivo nel terrore”.
www.ravennatoday.it – foto screenshot dei filmati delle telecamere

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