
di Alessandra Benignetti – Potrebbe non essere un caso che la profanazione del cimitero cattolico di YemiĹźli, nella provincia turca sud-orientale di Mardin sia avvenuta proprio a ridosso del giorno della festa di San Pietro e Paolo. Al centro di questa antica necropoli, il cui nucleo originario risale all’anno mille, c’è proprio una cappella dedicata ai due apostoli negli anni ’60. E ogni anno la comunitĂ cristiana della regione, composta da fedeli di rito caldeo, siriaco e assiro, per tradizione visita le tombe dei propri antenati proprio il 29 giugno. Un attacco mirato, quindi, ai cristiani che da secoli abitano nella regione.
Cimitero cattolico, tombe aperte e profanate
Lo scenario che si sono trovati di fronte quest’anno all’arrivo nel cimitero è stato raccapricciante. Secondo quanto racconta la stampa locale, ripresa dall’Agenzia Fides, centinaia di tombe sono state aperte e profanate. I resti delle salme, le ossa e gli oggetti contenuti nelle bare e accanto alle lapidi, e persino le reliquie dei santi, sono stati sparsi ovunque. I fedeli che come ogni anno si erano dati appuntamento per celebrare le funzioni religiose in suffragio delle anime dei loro cari e in onore degli apostoli Pietro e Paolo sono rimasti sconvolti. Prima lo choc, poi lo sconforto. I testimoni dell’atto vandalico hanno sporto denuncia alle autorità locali.
Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta, ma non è ancora chiaro chi siano gli autori del gesto diretto contro una comunitĂ che vive nella regione di Tur Abdin sin dal Medioevo. Sono soprattutto i cristiani siro ortodossi ad essersi stabiliti tra queste montagne, non lontane dal confine con la Siria e con l’Iraq. Mardin dal 1200, come ricorda Fides, ospita la sede del patriarcato siro ortodosso di Antiochia, all’interno del Monastero di Mor Hananyo. Successivamente, a partire dal 1933 il patriarcato si è spostato in Siria, prima nella cittĂ di Homs e poi a Damasco. Non è un caso quindi che proprio nella provincia di Mardin si siano riversati migliaia di profughi cristiani provenienti dalla Siria negli anni del conflitto tra i ribelli e il presidente siriano Bashar al Assad.
Fino al 2017 le proprietà della chiesa siro ortodossa nella regione erano sotto il controllo del governo turco. Dal 2018, però, chiese, monasteri e cimiteri come quello di Yemişli sono tornati sotto il controllo del patriarcato grazie ad un decreto legge che ha sventato l’esproprio di una trentina di proprietà , che sarebbero finite nel patrimonio della della Presidenza degli Affari Religiosi, il Diyanet. Ad esprimere solidarietà alla comunità cristiana di Mardin per lo sfregio subito sono stati i rappresentanti degli yazidi che abitano la stessa regione.
