Sulla missione militare Sophia, il Ministro della Difesa Trenta ha le idee molto confuse, o finge di averle. Vale la pena allora ricordare come sono andate le cose. Con la missione Sophia, per volontĂ dei Governi PD, le navi militari di tutta Europa non contrastavano lâimmigrazione illegale o le attivitĂ delle ONG, ma trasportavano direttamente loro i clandestini in Italia (50 mila in pochi mesi).
Quando (giustamente) con Salvini lâItalia ha finalmente chiesto che ogni Stato accogliesse gli immigrati imbarcati sulle proprie navi militari, la Germania e gli altri Stati si sono ritirati (sono tutti accoglienti con i porti degli altri). Gli Stati europei hanno però ribadito la loro disponibilitĂ a riattivare le operazioni se fatte per fermare veramente lâimmigrazione irregolare invece che per favorirla. In altre parole gli Stati europei dicono quello che Fratelli dâItalia sostiene da sempre: le navi militari vanno utilizzate per fare il blocco navale, non per favorire lâattivitĂ degli scafisti. Se lâItalia vuole evitare di essere isolata in Europa, riprenda quanto ipotizzato nel Consiglio europeo informale di Malta del 2017: un BLOCCO NAVALE europeo per fermare le partenze e le morti in mare. Ma servirebbe un Ministro della Difesa meno petaloso…
Eâ il caso di menzionare che, in unâintervista concessa a Stefano Pioppi, lâex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, ha affermato di non vedere alcun nesso tra quanto sostenuto, nel rivolgersi al ministro Salvini, dal ministro Trenta secondo la quale âsenza la missione Sophia torneranno le ongâ.
âNon riesco a vedere â afferma Tricarico – il nesso tra le due cose. Sophia era ed è una missione articolata su tre fasi, lâultima delle quali riguarda lâinvasione di campo rispetto alla sovranitĂ libica sulle proprie acque e sul proprio territorio. GiĂ a chi la programmò non sfuggĂŹ il rischio che la missione alimentasse il flusso migratorio, come poi è effettivamente successo. Ă stata un agevolatore, o almeno un sollecitatore, delle migrazioni.
La terza fase, quella piĂš robusta e che comunque non condivido, prevedeva una sorta di blocco navale per evitare gli imbarchi sulle coste libiche, ma non si sarebbe potuta fare senza il consenso delle autoritĂ locali. Venuto meno questo ultimo segmento, la missione è rimasta unâoperazione che solca il Mediterraneo incoraggiando il fenomeno. Abbiamo speso migliaia di ore-moto/nave che potevano essere utilizzate in altro modo. Dâaltra parte, anche Mare Nostrum (la missione italiana lanciata nel 2013, poi divenuta europea con Triton e successivamente sostituita da Themis, ndr) è nata in questo equivoco di titolaritĂ istituzionale a gestire le attivitĂ Sar, e porta su di sĂŠ pesanti responsabilitĂ per il materializzarsi degli scenari attualiâ. OPI

