Giordano Masini ha accusato Arcangelo Macedonio di minacce pesantissime: “Sono calabrese, con tre telefonate ti faccio ammazzare”
Riccardo Magi fa dietrofront e spiazza tutti, inscenando un principio caro al regista Francesco Rosi nel suo celebre film “Le Mani Sulla Città ” e affidato alla celebre battuta del professor De Angelis che dice: “Caro Balsamo, in politica l’indignazione morale non serve a niente”. Torna buona sessant’anni dopo per spiegare l’ultima acrobazia del segretario di +Europa. Perché l’unico vero peccato, ieri come oggi, è “essere sconfitti”. E Magi, durante l’assemblea di +Europa, ha deciso di non correre rischi.
Come ricostruisce Il Tempo, infatti, il segretario ha abbandonato il fortino del No al referendum sulla giustizia non per improvvisa conversione garantista, ma per sopravvivenza politica. La mozione della minoranza, guidata da Valerio Federico, che chiedeva di sostenere il Sì “nel solco delle idee politiche di Marco Pannella”, passa per 38 voti a 33. Magi vota contro, perde, capisce l’aria che tira e cambia linea. Fine della storia. O quasi. Poco importa se fino a ieri parlava di “un esercito di 1300 procuratori che si muovono in totale autonomia” o denunciava, su Repubblica, “un disegno ritorsivo contro le toghe”. Tutto archiviato.
La coerenza, come l’indignazione morale, può attendere. Meglio non restare in minoranza nel proprio partito. Ma l’assemblea, racconta ancora Il Tempo, non si è fermata qui. Giordano Masini ha accusato Arcangelo Macedonio di minacce pesantissime: “Sono calabrese, con tre telefonate ti faccio ammazzare”. Un’accusa che Masini non rivolge solo al delegato, “che non sarebbe in grado di farle quelle chiamate”, ma direttamente a Magi, che quelle telefonate le farebbe fare.
Il clima? “Giacobinismo applicato alle relazioni politiche interne”. Dalla metafora cinematografica si passa così alle mani addosso. E a completare il quadro arriva la questione sollevata dal coordinatore Davide Bacarella: bilancio preventivo mai discusso. “Da Statuto siamo fuori dalla legalità ”. Ma, come ricordava Giolitti, “le regole si interpretano per gli amici”. Per tutti gli altri, evidentemente, si applicano.
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