Il corpo come QR code: la nuova frontiera della sanità illuminata

sanità QR code

A quanto pare l’umanità ha trovato la soluzione definitiva al caos delle cartelle cliniche: non sistemare ospedali, archivi, software o personale, ma scrivere tutto direttamente sulla pelle delle persone

di Carmern Tortora – L’idea parte nel 2019, quando Kevin J. McHugh pubblica su Science Translational Medicine uno studio in cui descrive puntini quantici nel vicino infrarosso – nanocristalli fatti di rame, indio, selenito e solfuro di zinco drogato con alluminio – infilati nel derma tramite microaghi solubili. Invisibili a occhio nudo, ma perfettamente leggibili da uno smartphone adattato, rimangono luminosi per almeno nove mesi e potenzialmente per anni. Non è fantascienza: nello stesso cerotto puoi anche somministrare un vaccino, come dimostrato con quello antipolio inattivato. Insomma, mezzo millimetro di tecnologia per lasciare un bel codice sottopelle che certifica cosa ti hanno iniettato.

Nel 2025 la storia si evolve: Jooli Han, su Nature Materials, presenta i microaghi di nuova generazione. Non solo tracciano la tua storia clinica, ma ti somministrano terapie a mRNA in modo “affidabile”, con studi su maiali che vengono presentati come prova di sicurezza. I cerotti possono memorizzare miliardi di informazioni mediche creando un On Patient Medical Record, cioè una cartella clinica incorporata nella persona. Invisibile all’esterno, ma pronta a illuminarsi per chi possiede un sistema di imaging NIR. Il principio è semplice: niente database che possono essere hackerati o smarriti; basta guardare direttamente dentro la pelle della gente per sapere se è “in regola”.

La retorica è già perfettamente oliata. Si parla di equità sanitaria globale, di paesi poveri che non possono permettersi burocrazia moderna, di comodità, indolore, autosomministrabile, niente catena del freddo. Un racconto tecnocratico perfetto, dietro cui si intravede un modello sociale altrettanto perfetto: se il corpo è il passaporto, ogni porta diventa un posto di controllo. Il lettore NIR sostituisce il poliziotto; l’algoritmo di machine learning decide automaticamente se hai diritto ad accedere, senza bisogno di internet né di medico. Una scansione fallita può giustificare un’altra dose. Un pattern anomalo può trasformarsi in una segnalazione. E tutto questo ovviamente viene presentato come progresso.

La lista dei benefattori è quella che ti aspetti: RKI, NIH, HHS, PEI e la Fondazione Gates, tutti pronti a finanziare una tecnologia che, con una delicatezza degna di un martello pneumatico, introduce l’idea che la privacy sia garantita solo perché il codice non si vede. In realtà basta uno scanner, un braccio, e sei immediatamente decifrato. Un sistema che può trasportare mRNA e registrare dati può trasportare qualsiasi altra cosa e registrare tutto, dalla cronologia vaccinale al grado di obbedienza sanitaria. È un marchio di conformità travestito da innovazione, una porta d’accesso per supermercati, ristoranti, treni e magari anche il pianerottolo di casa.

La spinta culturale verso l’accettazione è già in corso: impronte digitali, riconoscimento facciale, progetti di interfacce neurali. Questo è solo il passo successivo, più elegante, più invisibile, più permanente. Dicono che serve per evitare “1,5 milioni di morti prevenibili”. Non dicono che il prezzo è trasformare ogni individuo in un supporto biologico leggibile, aggiornabile e, all’occorrenza, disattivabile. Il futuro della medicina, insomma: se vuoi partecipare alla società, devi brillare bene nel vicino infrarosso.

Per aggiornamenti senza filtri: https://t.me/carmen_tortora1

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