Italia pronta ad acquistare armi Usa da donare a Kiev

Meloni e Crosetto

I leader europei si muovono con discrezione per rafforzare le capacità di difesa di Kiev

La coalizione dei Volenterosi guidata da Francia e Regno Unito si è data appuntamento per venerdì a Londra, dove è in programma un incontro al quale parteciperà anche Volodymyr Zelensky, all’indomani del Consiglio europeo di Bruxelles. Sul tavolo c’è il complicato dossier della fornitura di armi all’Ucraina, dopo il passo indietro del presidente americano di fornire i missili Tomahawk, che Kiev vorrebbe impiegare per colpire obiettivi in profondità sul territorio russo. E l’Italia, in questa partita, vuole giocare di primo piano, anche se ancora non è chiaro se Giorgia Meloni parteciperà al summit nella capitale britannica.

L’Italia dice ‘sì’ all’acquisto di armi Usa da destinare a Kiev

Ma Roma ha già tracciato la strada che vuole percorrere. L’Italia si dice pronta a pagare gli acquisti di armi statunitensi da dare all’Ucraina, nell’ambito di uno speciale programma di approvvigionamento, essenziale per gli sforzi di Kiev volti a respingere l’invasione su vasta scala da parte della Russia.

La proposta è stata presentata dal ministro della Difesa italiano, durante una riunione dei ministri della Difesa della NATO la scorsa settimana. Guido Crosetto avrebbe citato proprio il programma PURL (sollecitato agli alleati dal segretario Usa alla Guerra Pete Hegseth), che consente a Kiev di acquistare armi, inclusi i tanto necessari sistemi antimissile Patriot, finanziati principalmente da partner europei.

Sembra che nella riunione a porte chiuse, più della metà dei 32 membri dell’alleanza abbiano dato il loro consenso a stanziare fondi per aiutare l’Ucraina ad acquistare armi statunitensi, stando a quanto reso noto dal Segretario Generale della NATO, Mark Rutte. I dettagli sono scarni, ma dalle loro dichiarazioni precedenti si può desumere che i paesi baltici e nordici stiano lavorando a un pacchetto per fornire Kiev di armi statunitensi. E a questo gruppo, secondo l’indiscrezione di Bloomberg, si aggiungerebbe anche l’Italia.

Ma Roma ha fatto un passo indietro: ecco il perché

In un primo momento, l’Italia si era opposta all’adesione al programma PURL, sostenendo che Kiev disponesse già di altri canali per ottenere armamenti di fabbricazione statunitense. Successivamente, però, Roma ha cambiato posizione: una decisione che sarebbe legata anche al timore di restare ai margini se l’iniziativa fosse stata guidata da alcuni alleati chiave della NATO, come la Francia o la Gran Bretagna. L’obiettivo del governo di Roma sarebbe quello di riaffermare il proprio sostegno alla difesa ucraina, mantenendo però una linea coerente con la strategia dell’amministrazione Trump, così da non rischiare di restare escluso dai futuri negoziati di pace.

Nonostante i limitati margini di manovra fiscale, la premier Meloni ha mantenuto il sostegno all’Ucraina, ribadendo la volontà del governo di continuare a garantire un ruolo attivo nel fronte europeo a favore di Kiev. L’Italia ha infatti preso parte ad almeno dieci pacchetti di assistenza militare, contribuendo con forniture per la difesa aerea, tra cui le batterie SAMP/T. Il contenuto preciso dei pacchetti resta classificato e quindi non noto.
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