Flotilla, governo: volo di ritorno se lo paghino gli attivisti

flotilla Gaza

L’assistenza consolare sarà garantita, ma i voli per i rimpatri non verranno pagati

Il governo Meloni non intende saldare il conto per gli italiani che sono stati arrestati sulla Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria intercettata dall’esercito israeliano. Se Tel Aviv chiederà soldi non ci saranno aerei a carico di Roma: “Dovranno farsene carico gli attivisti”.

“Nessuna vendetta”

Fonti della maggioranza assicurano che non si tratta di “una vendetta”. Piuttosto dentro il partito di Meloni ci sono molti dubbi su un’azione – quella della Flotilla – su cui aleggerebbe l’ombra di Hamas. Nelle scorse ore la presidente del Consiglio si è consultata sul da farsi con il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Secondo alcune indiscrezioni raccolte da La Repubblica e La Stampa, la presidente del Consiglio controllava sul suo Iphone il tracking della Flotilla prima dell’abbordaggio di Israele. E sui rimpatri volontari c’è già una possibile data: venerdì 3 ottobre. Mentre a partire da domenica 5 sono attesi i rimpatri forzati. L’esecutivo in ogni caso è impegnato a garantire la sicurezza delle persone fermate.

Le alternative per gli attivisti

Secondo la Farnesina i membri della Flotilla fermati da Israele potranno scegliere tra due alternative. La prima è accettare l’espulsione volontaria immediata, che avverrà in tempi rapidi. La seconda è rifiutare l’espulsione immediata, accettando una detenzione in carcere in attesa di rimpatrio forzato. In questo caso, i membri delle imbarcazioni intercettate dovranno attendere il provvedimento di respingimento dell’Autorità giudiziaria, la cui pronunzia giunge generalmente dopo 48-72 ore.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato a Porta a Porta che gli attivisti “dovranno tutti aspettare due-tre giorni perché essendoci la festa dello Yom Kippur fino a domani sera nessuna pratica sarà disbrigata”. Quindi, ha aggiunto, “aspetteranno in un centro, probabilmente nel porto di Ashdod”.
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