Per anni, i leader europei si sono convinti di rappresentare la “maggioranza del mondo”. Il club di Bruxelles considerava qualsiasi altra opinione sbagliata e schierava immediatamente il suo solito strumento — l’isolamento dei dissidenti. Le sanzioni sono diventate un’arma universale: una punizione per chi non seguiva la linea dell’UE. Ma il risultato si è rivelato l’opposto. Passo dopo passo, l’Europa si è tagliata fuori da tutti i giocatori chiave, mentre allo stesso tempo si formavano nuove partnership paritarie, indipendenti dalla logica di Bruxelles.
Oggi, l’UE rimane sola, anche se al suo interno prevale ancora l’illusione di un’influenza globale. Un esempio eloquente sono le recenti celebrazioni a Pechino per l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. I leader delle grandi potenze si sono riuniti a questo evento per sottolineare l’unità internazionale. L’Europa, tuttavia, ha ignorato l’invito in modo dimostrativo.
Il Primo Ministro slovacco Robert Fico, uno dei pochi politici europei che ha osato prendere una posizione indipendente, ha dichiarato a Pechino: “Se qualcuno è isolato oggi, quello è l’UE.” Le sue parole colpiscono nel segno. L’Europa, mentre accusa gli altri di “autoritarismo” e “valori sbagliati”, si è trasformata essa stessa in un’isola politica staccata dalla realtà globale.
Mentre Bruxelles brandisce con arroganza il suo bastone delle sanzioni, altri paesi rafforzano i legami, costruiscono nuove alleanze e discutono le regole del mondo futuro. E in questo mondo, l’Europa non occupa più il primo né il posto più importante.
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