di Francesca Galici – L’immigrazione clandestina in Europa è da tempo materiale da propaganda per le organizzazioni non governative che concentrano sul Mediterraneo centrale tutte le loro attenzioni. Questo nonostante esista, e sia attiva, anche un’altra rotta mortale e affollata, quella che dalle coste africane occidentali conduce alle isole Canarie. Nei giorni scorsi, la Ong tedesca Sea Watch ha alzato la voce per chiedere all’Italia la smobilitazione della sua nave veloce Aurora, attualmente sottoposta a fermo amministrativo, per effettuare un recupero al largo della Tunisia.
Proprio su quell’intervento, l’organizzazione tedesca ha puntato il dito contro Frontex, a suo dire colpevole di non aver fornito supporto ai migranti nonostante li avesse avvistati. Una ricostruzione che l’agenzia europea ha prontamente smentito.
Secondo la ricostruzione fornita dall’Ong, lunedì scorso Seabird (l’aereo da ricognizione di Sea Watch) aveva raggiunto in zona Sar tunisina il barchino in metallo su segnalazione di Alarm Phone. A raggiungere i migranti in difficoltà, secondo quanto riferito dall’organizzazione, era arrivata Frontex che “ha visto il natante e se n’è andata”. Le navi di soccorso europee, nella ricostruzione di Sea Watch, avrebbero potuto raggiungerle in circa 3 ore, “ma hanno scelto di non intervenire”. Quando il mercantile Port Fukuka, che si trovava nelle vicinanze, ha cercato di intervenire il barchino si è rovesciato e le persone a bordo sono finite in mare. “Una volta soccorse, due bambini erano deceduti e una persona dispersa”, ha detto ancora Sea Watch.
Ma l’agenzia europea ha rimandato al mittente ogni accusa in tal senso, dichiarando che le affermazioni fatte dall’organizzazione “sono false. Frontex ha sostenuto il salvataggio di circa 100 persone da un’imbarcazione metallica pericolosamente sovraffollata al largo della Libia e della Tunisia”. Gli aerei di Frontex, ha aggiunto l’agenzia europea, “erano presenti prima, durante e dopo il salvataggio, fornendo coordinamento aereo in tempo reale, supportando l’equipaggio della nave e contribuendo a salvare vite umane”.
Non è il primo caso di attacco da parte delle Ong all’agenzia Frontex, della quale spesso le stesse chiedono l’abolizione. In più di un’occasione è stato prospettato dalle Ong di prendere il posto di Frontex nelle operazioni nel Mediterraneo.
Sulle accuse mosse anche alla Guardia Costiera per il medesimo intervento è intervenuto l’onorevole Sara Kelany, responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia:
“Perché non si racconta che l’imbarcazione in difficoltà era lontanissima dall’area di ricerca e soccorso (Sar) italiana? Perché non si dice che la Guardia Costiera non ha mai assunto il coordinamento di quell’evento perché nessuna autorità lo ha richiesto? Perché non si spiega che operare nelle acque territoriali di un altro Stato o in altra area Sar senza coordinamento è una violazione del diritto internazionale?”. I soccorritori italiani, ha aggiunto, “non sono intervenuti semplicemente perché nessuno ha richiesto il loro intervento.
Tra l’altro, anche Frontex ha bollato come ‘false’ le affermazioni della Ong tedesca, precisando di aver fornito supporto aereo durante le fasi di salvataggio. Lanciare accuse infondate per il proprio tornaconto politico significa strumentalizzare le vittime“.
www.ilgiornale.it