Malore fatale, comandante Carabinieri si accascia in ufficio e muore

luogotenente Vincenzo Russo

«Più che un collega, un amico – anzi – un papà». Lo dicono in tanti, tantissimi colleghi del luogotenente Vincenzo Russo. Sessant’anni da compiere è morto nel suo ufficio, in caserma a San Nicolò, al lavoro come sempre: un malore fatale non gli ha lasciato scampo. Al dolore immenso della sua famiglia si somma quello enorme dell’altra grande, grandissima famiglia: l’Arma. E sono proprio i suoi ragazzi, ora adulti, che lo ricordano come un padre: «È stato un grande uomo, più che un comandante. Un padre di famiglia un uomo buono e onesto»

Ee ancora: «Con lui ho semplicemente vissuto il periodo più bello della mia vita “militare”. Più che un collega, un amico – anzi – un papà», «Era il mio secondo padre». Altri ne ricordano la pazienza infinita: «Sapeva mettere d’accordo tutti, comandare tante persone non è semplice, lui riusciva invece a gestire tutto senza mai imporsi ma cercando di capire le esigenze del personale».

A tanti invece la voce non esce, bloccata in gola da un magone troppo grosso e che stritola i pensieri: «Non ci sono parole per descriverlo». Sono decine i militari che Russo ha incontrato nella sua lunga vita professionale e in ognuno, sicuramente, ha lasciato un segno profondo così come non si contano, perché impossibile, le persone che ha aiutato nel suo lavoro. Davanti alla caserma lungo via Agazzano i volti giovani dei suoi uomini sono cupi e gli sguardi smarriti sono di chi sa di aver perso un papà, un comandante, un riferimento.

Il cordoglio è senza fine e si coniuga nel ricordo di un uomo rimasto tale, pieno di umanità e professionalità.[…]
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