Milano, “ecologisti” imbrattano l’Arco della Pace

Milano, "ecologisti" imbrattano l'Arco della Pace

Vernice contro l’Arco. Ragazzi incollati al suolo. Fumogeni e striscioni. Ennesimo blitz mercoledì pomeriggio a Milano di “Ultima generazione”, il gruppo di ambientalisti che ormai da mesi mette in scena proteste per attirare l’attenzione sull’emergenza climatica.

Verso le 16, gli eco attivisti si sono ritrovati sotto l’Arco della Pace e hanno colpito il monumento con dei getti di vernice sparati da un estintore. Gli ambientalisti, almeno sette tra donne e uomini, sono poi stati portati via dalla polizia, nonostante alcuni di loro si fossero incollati alla pavimentazione sotto il monumento. Le cinque donne e i due uomini, di età compresa tra i 19 e i 42 anni, sono stati indagati per imbrattamento.

“Sono sempre i ricchi e i potenti che agiscono a nostro discapito e aggravano da anni la crisi climatica e il collasso sociale. Per questo è nostro dovere gridare ed entrare in resistenza civile”, hanno spiegato i manifestanti sui propri social. “Il genocidio che sta avvenendo in questo momento a Gaza è solo l’ennesima conferma di come questo sistema tuteli soltanto gli interessi dei potenti e delle multinazionali”, hanno continuato, mischiando quindi le solite tematiche sull’ambiente alla situazione geopolitica internazionale. “Le armi che vengono usate proprio in questo momento dall’altra parte del Mediterraneo sono finanziate dalla Leonardo, che è partecipata al 30% dallo Stato. Eni ha avuto 12 nuove licenze per estrarre gas naturale al largo delle coste di Israele, pensate che questo – la loro riflessione – non influenzi la politica?”.

“Ultima Generazione ha colorato l’Arco della Pace per riportare l’attenzione sui valori cardine della nostra Repubblica, traditi da un governo che produce armi alimentando conflitti bellici. L’articolo 11 della Costituzione italiana viene da anni disatteso e calpestato dai governi italiani. Anzi, con l’azienda di Stato Leonardo, erede di Finmeccanica, il nostro Paese è diretto produttore e venditore di armi. Negli anni passati già diverse personalità note della Repubblica sono state a capo della governance istituzionale della Leonardo”, hanno scritto in una nota gli attivisti.

“In questo momento, dal 9 maggio scorso, l’attuale governo ha paradossalmente nominato amministratore delegato e direttore generale dell’azienda Roberto Cingolani, ex ministro dell’Ambiente e della Transizione Ecologica. L’ambiguità della Leonardo, che produce e vende armamenti, consente la partecipazione diretta dell’Italia ai più tragici scenari di guerra nel mondo: dall’Ucraina, fino al Medio Oriente nel conflitto tra lo Stato di Israele e il gruppo terrorista di Hamas, che in un solo mese di guerra ha prodotto un vero e proprio genocidio nella striscia di Gaza, con oltre diecimila civili innocenti palestinesi uccisi dai raid dell’Esercito Israeliano. Un costo di vite enorme, insopportabile per le nostre coscienze, mentre l’Italia sullo scenario internazionale si astiene dal promuovere una mediazione del conflitto in corso”, si legge in un comunicato del gruppo.

E ancora: “Ogni anno cresce nel bilancio dello Stato la spesa pubblica per il settore militare e della difesa. Un fiume di denaro che produce morte e disperazione, mentre gli italiani sono sempre più in difficoltà. Cresce la povertà sociale delle famiglie, con oltre il 63% di queste che non arriva a fine mese. Ancora più grave è la condizione dei cittadini delle Marche, dell’Emilia Romagna e della Toscana che hanno perso tutto con le alluvioni dei mesi passati, tuttora abbandonati a se stessi senza aiuti concreti né risarcimenti dallo Stato. Per queste persone e imprese non ci sono ristori, il fondo per le emergenze verrà ogni anno ridotto, mentre – hanno concluso – i soldi per le armi crescono a ogni legge Finanziaria”. www.milanotoday.i