Migranti, Croazia: 600 irregolari respinti al confine

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La polizia croata ha respinto al confine con la Bosnia-Erzegovina circa seicento migranti illegali che intendevano entrare in Croazia, Paese Ue e membro da quest’anno anche della zona Schengen. Nel darne notizia ai giornalisti, il ministro degli Interni croato, Davor Božinović, ieri ha sottolineato che si tratta di un numero record.
Solo la scorsa notte è stato impedito l’ingresso nel territorio della Croazia a circa seicento migranti illegali, si tratta di numeri senza precedenti“, ha detto il ministro ricordando che a tutti coloro che “riescono a entrare sul territorio croato, la legislazione europea garantisce certi diritti e noi li rispettiamo”.

“Tuttavia – ha aggiunto – sarà il governo di Zagabria a decidere le condizioni per garantire questi diritti e per tal ragione nella zona confinante con la Bosnia-Erzegovina saranno istituiti dei centri di accoglienza e di registrazione dei migranti”.
Uno di questi centri, il primo di questo genere in Croazia, dovrebbe essere aperto tra breve a Krnjak, villaggio nella Croazia centrale, distante circa 10 km dal confine bosniaco, in una struttura comprendente 55 edifici, che in passato serviva come campo di addestramento militare, e che è in disuso da molti anni.

La settimana scorsa però un centinaio di residenti locali hanno protestato contro questa idea. “È nell’interesse di tutti, e soprattutto della popolazione locale, che i migranti vengano spostati dai centri abitati, dai parchi, da altri luoghi aperti”, ha spiegato Božinović, precisando che sarà molto più facile alla polizia svolgere i compiti amministrativi in conformità con la legislazione europea e nazionale in un simile campo e allo stesso tempo “creare le condizioni affinché i nostri cittadini sentano la presenza dei migranti il meno possibile”. Božinović ha ricordato che negli ultimi mesi è tutta l’Europa a vedere una forte crescita dei flussi migratori, di persone provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, molte delle quali proprio sulla rotta balcanica. (ANSA).

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