Quebec, mattatoio mondiale dell’eutanasia

eutanasia suicidio assistito

(Caterina Giojelli per www.tempi.it) – Non c’è posto al mondo che ammazzi come il Quebec, dove quasi 5mila persone hanno chiesto e ottenuto l’eutanasia lo scorso anno. Tradotto: quasi l’8 per cento di tutti i decessi registrati nella provincia canadese sono stati suicidi assistiti.
E saranno molti di più “grazie” al disegno di legge approvato il 7 giugno (con 103 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto) per consentire ai malati di Alzheimer o affetti da altre malattie neurodegenerative di depositare delle disposizioni anticipate di trattamento prima che la loro capacità mentale venga compromessa al punto da non essere in grado di presentare una richiesta formale di eutanasia. Appaltando di fatto a qualcun altro quel famoso diritto all’autodeterminazione in nome del quale si è sdoganata l’eutanasia nel 2015 fino a superare in numero di decessi Olanda e Belgio, dove la morte assistita è stata depenalizzata oltre vent’anni fa.

13.500 suicidi assistiti in Canada nel 2022

La Bill11 consentirà inoltre ai cittadini di ricevere una morte assistita da un medico (o da un semplice infermiere) in luoghi diversi dagli ospedali, imponendo a tutti gli hospice deputati all’erogazione di cure palliative di attrezzarsi entro sei mesi per fornire l’assistenza medica al suicidio (Maid).

Secondo le proiezioni condivise dall’Euthanasia Prevention Coalition con il Daily Mail, il Canada è passato dai 10.064 suicidi assistiti nel 2021 a circa 13.500 nel 2022. Il tasso di eutanasia del Quebec in particolare ha registrato un aumento 55 per cento, da 3.102 persone uccise con l’iniezione letale nel 2021 a 4.810 persone uccise l’anno scorso. Un numero che oscilla tra il 7 e l’8 per cento di tutti i decessi che ha fatto del Maid una delle principali cause di morte in Quebec dopo il cancro e le malattie cardiache.

Dopo l’eutanasia per i malati di Alzheimer si punta ai neonati

Si comincia dall’autodeterminazione, si finisce col problema di tagliare le spese “inutili”. A ottobre il Collège des médecins du Québec (o Quebec College of Physicians) si è rivolto al parlamento chiedendo l’estensione dell’eutanasia anche ai neonati e tutti i bambini 0 a 1 anno (pertanto incapaci di autodeterminarsi) affetti da «gravi malformazioni» e «sintomi gravi» e con una «prospettiva di sopravvivenza quasi nulla».

Un sondaggio di Research Co pubblicato a maggio ha rilevato inoltre che il 28 per cento dei canadesi sostiene l’accesso alla “morte a richiesta” per le persone senza fissa dimora e persone in stato di estrema indigenza, anche se perfettamente in salute. Nel frattempo si moltiplicano le storie di pazienti come Kat, che chiedono infatti l’iniezione letale perché troppo poveri per curarsi.

L’eutanasia per i senza tetto e chi soffre di solitudine

Il terzo rapporto sul Maid pubblicato lo scorso agosto – il primo dall’approvazione della legge C-7 che ha eliminato il requisito di una «morte naturale ragionevolmente prevedibile» – ha dimostrato che il 17,3 per cento dei suicidi assistiti nel 2021 è stato richiesto da persone che soffrivano di “solitudine” o “esclusione sociale”. Tra le altre “ragioni” addotte da chi ha richiesto l’accesso al Maid figuravano perdita della capacità di impegnarsi in attività significative (86,3 per cento), perdita della capacità di svolgere le attività della vita quotidiana (83,4 per cento), controllo inadeguato del dolore o preoccupazione per il controllo del dolore (57,6 per cento).

Secondo il rapporto rilasciato a dicembre sui dati dal 1 aprile 2021 al 31 marzo 2022 la“buona morte” era responsabile in Quebec del 5,1 per cento di tutti i decessi della provincia canadese: un aumento del 50 per cento rispetto all’anno prima e del 100 per cento rispetto a due anni fa. Ora il nuovo record.

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