Covid, Oms: potrebbe arrivare un agente patogeno ancora più mortale

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(Adnkronos Salute) – “Poco meno di tre settimane fa ho dichiarato la fine di Covid-19 come emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. È stato un momento di sollievo e riflessione. Sollievo perché siamo stati ostaggi di questo virus per un po’ di tempo, ed è incoraggiante vedere la vita tornare alla normalità: poter abbracciare un amico, viaggiare liberamente e incontrarsi insieme. Allo stesso tempo molti di noi continuano a portare il dolore nel cuore per il terribile tributo che la pandemia ha fatto pagare a famiglie, comunità, società ed economie e dolore per il fatto che non doveva essere così”. Ha esordito così il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, parlando all’Assemblea mondiale della sanità, riunita a Ginevra per il suo 76esimo meeting annuale.

Il suo è un monito: “Non è la fine di Covid come minaccia per la salute globale”, ha detto il Dg Oms spiegando che “rimane la minaccia di un’altra variante emergente in grado di causare nuove ondate di malattia e morte”. Ma anche la “minaccia di un altro agente patogeno emergente con un potenziale ancora più mortale”. Da qui uno degli appelli lanciati: “Esorto tutti gli Stati membri a impegnarsi in modo costruttivo e urgente nei negoziati sull’Accordo per le pandemie e sul regolamento sanitario internazionale, in modo che il mondo non debba mai più affrontare la devastazione di una pandemia come Covid”.

E le pandemie, ha avvertito ancora il Dg, “non sono neanche l’unica minaccia che dobbiamo affrontare. In un mondo di crisi sovrapposte e convergenti, un’architettura efficace per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie deve affrontare emergenze di ogni tipo”. Per esempio, oltre a Covid e Mpox, l’anno scorso l’Oms “ha risposto a 70 emergenze sanitarie classificate, dalle inondazioni in Pakistan all’Ebola in Uganda, dalla guerra in Ucraina alle epidemie di colera in più di 30 Paesi e alle emergenze complesse nel Grande Corno d’Africa, Etiopia settentrionale e Sahel”.

Mentre “affrontiamo tutto questo, continuiamo a lavorare con gli Stati membri e i partner per rafforzare l’architettura globale per la preparazione e la risposta” alle crisi sanitarie, ha evidenziato il capo dell’Oms. “Uno dei risultati chiave dello scorso anno è stata l’istituzione a novembre del Fondo pandemico presso la Banca mondiale, con la leadership tecnica dell’Oms”. Realtà che con “un budget iniziale di 1,6 miliardi di dollari” ha già approvato “300 mln di dollari per il primo round di fondi” per sostenere investimenti utili a “colmare gap nella preparazione e risposta alla pandemia in tutto il mondo”. Il Dg è tornato poi più volte sull’accordo per le pandemie, “un impegno generazionale a non tornare al vecchio ‘ciclo di panico e abbandono’ che ha lasciato il mondo vulnerabile, ma andare avanti con un impegno condiviso per affrontare le minacce condivise con una risposta condivisa”.

“Ecco – ha concluso – perché diciamo che la pandemia è un impegno generazionale: un impegno di questa generazione è importante, perché ha sperimentato quanto terribile possa essere un piccolo virus”. Il Dg Oms ha dunque avanzato 3 richieste. La prima riguarda la preoccupazione per il mancato raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg): “Esorto tutti gli Stati membri a collaborare per identificare modi concreti per accelerare il ritmo dei progressi relativi alla salute”, ha detto. La seconda è l’invito a procedere sull’accordo per le pandemie, e la terza è la richiesta di “sostenere l’aumento dei contributi” già esaminati, “nonché i piani per un round di investimenti nel 2024”.

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